Scrivere per rimanere a galla


Mi appunto le cose più impensate.
Le cose da comprare, le cose da cercare e quelle da fare. 
Le cose da dimenticare.
Le scrivo dove capita, sui post-it, sugli scontrini, sui volantini pubblicitari raccolti in giro. 
Sulla pelle.

Scrivo senza disciplina alcuna, seguendo l'ispirazione del momento e, a volte, manco quella.
Sono come uno studente bravo che studia solo per le interrogazioni e forse nemmeno per quelle, affidandosi puramente al genio e alla buona sorte.

Volendo fare un censimento, scrivo quando voglio che qualcuno si ricordi di me, per lanciare un messaggio, anche se non so se arriverà mai.
E in questo censimento ho aggiunto anche le liste della spesa, dove aggiungo piccoli giochi di parole affinché mio marito, che le va cercando là dove le nascondo, si diverta nel leggerle come se fossero vaticini della Sibilla Cumana.

Scrivo per rimanere a galla.
Rimanere a galla nelle giornate che, se non fissate da qualche parte, si perdono in una nebulosa indefinita di secondi, minuti, ore, alcune delle quali, per fortuna, punteggiate da ricordevoli svolgimenti.

Scrivo per rimanere a galla nel ricordo di quelli che sono lontani perché anche io sono lontana.
Ma la lontananza, si sa, non è mai questione di chilometri.
La lontananza è quell'oblio che non ci fa mai emergere nei pensieri di coloro che una volta ci erano vicini. Tanto che, dopo qualche tempo, affoghiamo nel mare di conoscenti senza affetto.

Scrivo affinché le mie parole possano essere un salvagente in quel mare, quando ormai è da tempo che sono alla deriva, e rimanere a galla diventa un miracolo che non sempre si avvera.

Scrivo per rimanere a galla in quei momenti da cui vogliono cancellarmi, non pronunciando più il mio nome, come se i chilometri geografici avessero sbiadito l'essenza di quello che ero quando il passato di oggi era un presente a cui attingere continuamente con gioia.

Scrivo per rimanere a galla.
E posso assicurarvi che so nuotare molto bene.

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