Recensione: Il paradosso della normalità di Matteo Secchi



Quante volte leggendo le notizie sui giornali mi sono chiesta se fosse tutto uno scherzo? Quante volte ascoltando il telegiornale mi sono fermata a prestare attenzione alle dichiarazioni dei politici e alle riforme da loro proposte e le ho trovate surreali? La risposta a entrambe le domande è sempre, almeno ultimamente.

Quando mi sono imbattuta nella trama di "Il paradosso della normalità" di Matteo Secchi [Il seme bianco] qualcosa mi ha suggerito che sarebbe stata una lettura illuminante su quello che sta succedendo in Italia da qualche tempo.
Lungi dall'essere un saggio o una discettazione politica, è più giusto ascrivere "Il paradosso della normalità" tra le distopie letterarie che prendono dolorosamente - ahinoi! - spunto dalla realtà contingente.
Vi racconto la trama e voi ditemi se qualcosa vi suona familiare.

Il partito del Voi ha vinto le elezioni grazie al consenso popolare conquistato soprattutto in rete. Il punto forte del nuovo Governo è l'IFM, Indice di Felicità Medio del cittadino. Tenendo alto l'indice, minori saranno i carichi sociali derivanti dalla depressione e dall'infelicità. In fondo, il Governo vuole che i cittadini siano felici, cosa c'è di male in questo? Niente, se non fosse che, ad un certo punto, per assicurare la felicità dell'individuo, ci si dimentichi dell'individuo stesso, della sua umanità che contiene necessariamente delle variabili e delle incognite a cui lasciare spazio. Le riforme proposte hanno tutte lo scopo di assicurare questa felicità sempre più grande e solida, rivoluzionando gli assetti della famiglia, della religione e della società stessa. La voce narrante è quella di Paolo, impiegato in banca, che vive da solo con la sua gatta Shibuya e che cerca di non fermarsi troppo a riflettere sul fatto che, benché le statistiche nazionali dicano che l'IFM sia in crescita, lui si sente triste e solo. Attorno a lui ruotano le vite dei suoi migliori amici, Maurizio e Carlo, anche loro assuefatti al controllo costante da parte del Governo. Ma le cose pian piano cambiano e le conseguenze si vedranno soprattutto nelle vite dei tre uomini.

Al suo esordio narrativo, Matteo Secchi costruisce, con un linguaggio essenziale e chirurgico, un racconto dal ritmo incalzante, che parte dalla calma della normalità per arrivare capitombolando al panico del paradosso, improvviso e imprevedibile quanto raccapricciante.
Ho apprezzato l'ironia con cui l'autore sparge nel testo velati - ma neanche troppo - riferimenti a vicende che accadono ogni giorno, come l'unanimità espressa in rete per idee che esprimono le loro falle nel paradosso, o come il Governo che invita i cittadini a considerare l'istruzione e l'arte come  elementi spocchiosi e criptici che limitano la felicità generale.

Leggete "Il paradosso della normalità" se avete bisogno di tanta ironia e sguardo critico per affrontare le sfide di ogni giorno, con la speranza che questo racconto distopico non si riveli una profezia sul futuro. In fondo, "1984" di Orwell docet.




[libro omaggio della casa editrice]














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