Recensione: Volevo essere una gatta morta di Chiara Moscardelli


«Forse lì dentro, acciambellata e con tutti i comfort, avevo percepito quello che in vita sarei diventata, o meglio, quello che non sarei mai diventata: una gatta morta.»


Se fin dalle elementari siete sempre state più interessate al buffet delle feste che al gioco della bottiglia, allora dovete leggere "Volevo essere una gatta morta" di Chiara Moscardelli [Giunti].

Chiara, la protagonista, ci racconta la sua storia di sogni frustrati, appuntamenti mancati o, peggio, disastrosi, di amici fedeli e ironia a frotte. Insomma, una storia dove le gatte morte sono sempre le altre, quelle che non guidano la sera, che sono belle fuori e un po' meno dentro - perché "la bellezza interiore non la vede nessuno; d'altra parte è interiore, cioè sta dentro, quindi perché qualcuno dovrebbe desiderare ciò che non può vedere?" -, quelle che diventano le fidanzate ufficiali quando il tipo in questione aveva giurato e spergiurato che mai avrebbe messo la testa a posto.


«La gatta morta è furba, determinata e ha come unico scopo quello di catturare l'uomo che fin dall'inizio ha individuato, puntato e strategicamente sedotto. La gatta morta riesce a essere perfetta in ogni circostanza, si ubriaca con un sorso di birra senza però mai essere scomposta e quando sorride durante una cena non ha mai, e dico mai, l'insalata tra i denti.»


Chiara le prova tutte per essere meno Chiara e più gatta morta, ma la natura spesso non si può cambiare, e Chiara alla fine sa che essere se stessa è l'unica soluzione per poter vivere una vita piena e soddisfacente. Ma riuscirà davvero a togliersi dalla testa il suo piano per diventare come tutte le altre?

Ho letto "Volevo essere una gatta morta" per prepararmi alla lettura del nuovo libro appena uscito "Volevo essere una vedova" [Einaudi] e devo ammettere che mi è servito per entrare nel mood della scrittura autobiografica della Moscardelli: finora avevo letto solo "Teresa Papavero e la maledizione di Strangolagalli" [Giunti] e avevo apprezzato ogni pagina.
Al di là di qualsiasi rigurgito di indipendenza femminista e di rivolta contro la società maschilista, la Chiara protagonista di questo libro cerca solo di trovare una via che la conduca alla realizzazione di se stessa, e poco importa se per trovarla decide di dover passare attraverso il tentativo di essere come le gatte morte che ha incontrato nella sua vita e che le sono sembrate sempre più vincenti di lei. 

Può piacere o non piacere, ma quello che è sicuro è che per parlare delle proprie sfighe con tanta ironia e umorismo, ci vuole coraggio e intelligenza e Chiara Moscardelli ne è ampiamente provvista

Leggete "Volevo essere una gatta morta" se avete voglia di dare alle piccole e grandi disavventure della vostra vita una lettura ironica che le metta in un'altra prospettiva. Perché è inutile che facciamo finta di niente: anche noi abbiamo incontrato una gatta morta, nella vita, che ci ha fatto in qualche modo le scarpe. Ed è arrivato il momento di riderci su.

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