Ci sono assenze pesanti come macigni, assenze capaci di riempire tutto lo spazio che trovano, tranne il vuoto che scavano dentro.
In "Addio fantasmi" di Nadia Terranova [Einaudi], l'assenza del padre diviene l'essenza di Ida Laquidara.
La conosciamo mentre ritorna a Messina dalla madre che, per alcuni lavori di ristrutturazione della casa di famiglia, ne richiede la presenza. Ida vive a Roma col marito Pietro e lavora in radio dove scrive storie che poi vengono lette durante un programma del mattino. Il suo matrimonio è a un punto fermo, né così bello da essere felici, né così brutto da porvi fine: lei e Pietro compiono una complicatissima danza in cui ognuno non sfiora mai l'altro e, anche quando succede, quel tocco non arriva mai all'anima.
«A un certo punto i nostri corpi avevano smesso di funzionare insieme, di incastrarsi nel sonno e nella veglia che lo precede, eravamo diventati respingenti l'uno per l'altra.»
Ritornare a Messina per Ida significa ritornare alla sua vecchia vita, tanto è vero che non disfa nemmeno la valigia che si è portata ma rispolvera vecchi vestiti degli anni '90 ancora appesi nell'armadio della sua stanza.
Ritornare nella casa della sua infanzia e adolescenza, per la donna, significa rientrare in quelle abitudini piene di mancanze, tra tutte quella del padre, Sebastiano Laquidara, che un giorno esce di casa e non vi fa più ritorno. Da quel momento - alle sei e sedici sulla sveglia cristallizzata per sempre - niente sarà più lo stesso: la madre, Ida, il loro rapporto e la loro vita sociale, niente più riuscirà ad avere la solita forma dopo aver sottratto quel pezzo.
«La morte è un punto fermo, mentre la scomparsa è la mancanza di un punto, di qualsiasi segno di interpunzione alla fine delle parole. Chi scompare ridisegna il tempo, e un circolo di ossessioni avvolge chi sopravvive.»
Seguiamo il racconto delle emozioni della protagonista che, dopo anni, porta alla luce ricordi e sensazioni che credeva seppelliti per sempre, ma, si rende conto che, se non c'è stata morte, non può esserci sepoltura e suo padre, almeno ufficialmente, non è mai morto.
Pian piano, Nadia Terranova ci svela i meccanismi e i tormenti, gli incubi, i silenzi della mancanza, come un tarlo che tutto ad un tratto corrode un pezzo dell'anima e della vita dei protagonisti e non è possibile trovare un rimedio, un rattoppo.
Ho letto "Addio fantasmi" lasciandomi avvolgere dal caldo che soffia su Messina, camminando per le viuzze insieme a Ida e pensando che prima o poi ci sarebbe stata una fine alla sua frammentazione come persona. In alcune pagine mi è sembrato di guardare un film, tanto sono vivide le descrizioni e persino le espressioni del volto dei personaggi. La scrittura di Nadia Terranova prende per mano il lettore e gli fa compiere un giro per la città, dentro e fuori le case, dentro e fuori i pensieri dei personaggi.
Non ho trovato sbavature nelle frasi nette, evocative di per sé grazie alla scelta accurata della lingua a supporto delle emozioni. Emozioni che, in alcuni casi, avrei voluto approfondire: il matrimonio a tinte acquerello di Ida e Pietro, l'amicizia con Sara che si interrompe per motivi che, sinceramente ,avrei sviscerato di più, il dolore della madre di fronte alla depressione e alla scomparsa del marito.
Mi sento di consigliarvi di leggere "Addio fantasmi" perché ci sono sensazioni che vi porterete addosso anche dopo aver finito di leggere: io le ho ancora sulla pelle adesso che scrivo, un po' come se fossi sul traghetto insieme a Ida, con il vento che mi spruzza di acqua di mare.
«Molte sono quelle che possiamo abitare, una quella che si accende quando sentiamo quella parola, casa. Casa, ripeto fra me, e mi giro verso il continente e Roma che mi aspetta; casa, mi ripeto, ora con lo sguardo all'isola e a Messina che mi dice addio. La mia casa non è nessuna delle due, sta in mezzo a due mari e a due terre. La mia casa è qui, adesso.»
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