Recensione: L'anno senza estate di Luce Loi


Da dove nasce un romanzo storico? Da qualsiasi luogo e spunto in cui c'è una storia che affonda le sue radici nel tempo e che si presta alla fantasia di un autore.

"L'anno senza estate" di Luce Loi [Triskell Edizioni] prende spunto da fatti realmente accaduti, sia per quanto riguarda il fenomeno che dà il titolo al romanzo, sia per le vicende narrate.
Nel 1816, infatti, gravi anomalie climatiche causate dall'eruzione del vulcano Tambora, in Indonesia, sconvolsero la vita dell'Europa, della Russia, della Cina e degli Stati Uniti: si distrussero i raccolti e, in alcune zone, piovve dal cielo una neve color rosso sangue molto impressionante.

La storia narrata dall'autrice italiana prende avvio sui Monti Picentini nel maggio del 1816, quando ancora un fitto manto di neve rossa copre le strade e le montagne: nel vermiglio che copre tutto, la macchia di sangue su un cadavere sembra avere poca importanza, se non fosse che quel corpo senza vita è quello di uno dei personaggi più importanti di Pietrafina, il conte Bonaventura de Avellana, ebdomadario del capitolo di Santa Barbara. Sul luogo del delitto, per caso, si trova a passare Giunia Alario, quindicenne orfana appena arrivata da Napoli in casa degli zii.
Conquistata dai modi sinceri e dalle doti intellettuali della ragazza, donna Carolina, la sorella della vittima, le chiede di trasferirsi nel suo palazzo nobiliare per poter meglio indagare tra le carte di Bonaventura e osservare l'ambiente da cui, senza dubbio, proviene l'assassino.

Fin dalle prime pagine, scopriamo che Giunia è soprannominata "figlia dell'albero fiorito" in quanto nata da un primordiale matrimonio civile celebrato attorno ai cosiddetti "Alberi della libertà" che nacquero in Francia all'indomani della Rivoluzione e si diffusero in Italia e in Svizzera. Per una società di provincia, fortemente caratterizzata dalle credenze popolari e dalla religione cattolica, l'essere nata fuori dal sacramento religioso costituisce per Giunia un marchio d'infamia che nessuno ha intenzione di farle dimenticare.
«Gli abitanti di Pietrafina erano così: superstiziosi e pronti a credere a qualsiasi idiozia dicesse padre Giuseppe in chiesa.»
Anche il suo modo di fare brillante, deduttivo, molto lontano dalla condiscendenza e l'obbedienza richieste ad una fanciulla, è ulteriore prova che, a causa di quel matrimonio fuori dalla chiesa, lei è una janara, una strega. Quando compare Rodrigo Lastaria, unico nemico giurato della vittima, Giunia sa che negli occhi di quell'uomo c'è qualcosa che ha a che fare anche con lei, quanto meno col suo cuore.

Capitolo dopo capitolo, Luce Loi ci guida al disvelamento dei segreti e dei misteri che pullulano in un paesino in cui il titolo nobiliare ha il valore illusorio di nobiltà d'animo: molti si sveglieranno dall'illusione di vivere in un mondo dove i più ricchi sono i più buoni e i più meritevoli.

"L'anno senza estate" è un thriller storico in cui la comunità con le sue credenze e pregiudizi costituisce un personaggio fondamentale nella narrazione: il delitto diventa un mezzo attraverso cui il passato scioglie i nodi che hanno tenuto per lungo tempo legate le vite di tante persone.

L'agile scrittura di Luce Loi rende scorrevole la lettura di una storia che mi ha sorpreso con un finale che non avevo immaginato, ma più di tutto mi ha stupito scoprire che la scrittrice ha preso spunto da un fatto realmente accaduto in quelle zone.
La Storia nasconde tra le sue pagine segreti e ingiustizie che, nella narrativa, possono trovare la loro sentenza di pace e, finalmente, di equità.

[ringrazio il blog Thriller storici e dintorni per avermi invitata a partecipare al blog tour di questo libro. Qui sotto trovate le altre tappe che indagheranno gli aspetti storici e narrativi del romanzo].


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