Recensione: L'anno in cui imparai a leggere di Marco Marsullo



«I bambini, quando ti regalano un metro, te ne chiedono in cambio due. A differenza dei cuccioli delle altre specie, non basta farli giocare e fargli le coccole. Devi dargli ogni cosa, la leggerezza e l'intensità, la serietà e la sincerità più grande che puoi. Tutto ciò che non sei mai riuscito neanche a dare a te stesso.»
Un libro che ti tocca il cuore, te lo ricordi, è impossibile cancellarlo dalla memoria. 
Perché? Perché ti pone domande a cui non vorresti rispondere e perché ti dà risposte che non vuoi ascoltare.
"L'anno in cui imparai a leggere" di Marco Marsullo [Einaudi] mi ha fatto riflettere su interrogativi che graffiano la pelle in profondità, perché ci sono sentimenti che non vengono scanditi dal sangue o dal ruolo che la società ci assegna.
«Di solito è sempre così: i minuti prima di incontrare l'amore uno se ne sta a pensare ad altro, a qualcosa di inutile, di cretino, che gli scappa di mente l'attimo dopo. Io, nello specifico, in quei cinque minuti cominciai a pensare a mio cugino Ermanno.»
Ambientato a Napoli, il romanzo - da oggi in libreria - ci racconta dei dodici mesi che Niccolò, scrittore venticinquenne sulla cresta dell'onda, trascorre con Lorenzo, il figlio di quattro anni di Simona, la ragazza di cui si è perdutamente innamorato a prima vista. Per amore di Simona prima, e per Lorenzo poi, Niccolò deve misurarsi col ruolo del padre, lui che non ha mai saputo fare troppo bene nemmeno il figlio. A complicare ulteriormente la situazione, arriva dall'Argentina il vero padre del bambino, Andrés, riccioli selvaggi, una chitarra in spalla e senza un soldo in tasca. Il ménage tra i tre "ragazzi" non è semplice, soprattutto perché, per un motivo o per un altro, sembrano darsi sui nervi l'uno con l'altro per ogni minima cosa. Nel corso di un anno sorprendente, Niccolò, Lorenzo e Andrés diventeranno una squadra, ognuno a recuperare i pezzi dell'altro e a donarsi quel calore che combatte qualsiasi abbandono.
«Avrei voluto spiegargli che non si smette mai di essere figli. Pensavo a cosa avrei dovuto dirgli per aiutarlo, nel tragitto breve o lungo che il destino mi avrebbe regalato al suo fianco, ma non sapevo da dove cominciare. Figli storti lo saremmo stati per sempre. Avremmo dovuto cavarcela da soli. Però intanto potevamo farci compagnia.»
"L'anno in cui imparai a leggere" è una storia che va oltre la trama: è la voce di Niccolò, infatti, che, da un presente onnisciente ci racconta i fatti avvenuti in un passato non si sa se temporalmente prossimo, ma sicuramente vicinissimo nelle emozioni che ancora suscita. 

Marco Marsullo ha saputo descrivere sentimenti atavici come l'amore paterno al di là del DNA in una maniera che fa commuovere e, poi, subito dopo, sorridere: la sua scrittura ha il dono di essere ironica e tenera, allo stesso tempo, col risultato che spesso vi ritrovate con quel sorriso obliquo in faccia mentre avete gli occhi pieni di lacrime. E meno male, oserei aggiungere. In fondo, ci troviamo di fronte alla storia di un ragazzo di venticinque anni, che pensa di aver trovato l'amore della sua vita nel bel sorriso di una donna e poi si rende conto di dover abbassare di una cinquantina di centimetri lo sguardo per guardare negli occhi l'unica persona in grado di fargli battere forte il cuore. 
«Perché i figli non solo di chi ci mischia dentro il corredo genetico. I figli sono di chi se ne prende cura, di chi scova un ultimo granello di energia per loro, la sera, dopo una giornata infernale. I figli sono di chi, senza pensarci troppo su e senza una garanzia, si innamora di loro, anche se hanno gli zigomi di un'altra persona.»
La Napoli di Marsullo non compare come città fisica, ma come insieme di calore, modi di fare, accenti e assurdità che suscitano simpatia: l'abbraccio della città diventa cornice per l'accettazione di un nucleo di affetti sui generis che solo lì può avere lo status di famiglia a tutti gli effetti.

"L'anno in cui imparai a leggere" di Marco Marsullo è un libro che vi lascerà dentro un sentimento di gioia annichilente, come una bolla che si espande e vi mostra mille colori che non sapevate nemmeno che esistessero: all'ultima pagina avrete la sicurezza, insieme a Niccolò, che Marsullo vi ha insegnato a leggere, dopo aver imparato lui stesso a scrivere - molto prima di questo libro - in maniera così sorprendente.


[libro omaggio della casa editrice]

Commenti

  1. Mi è piaciuto tantissimo come la presentazione di questo libro sia stata organizzata da Marco con il supporto della CE. Complimenti, è stato divertentissimo vedervi in classe, preoccupati degli esercizi ma contenti di stare tutti insieme :)

    Il tema dell'adozione in tutte le sue forme mi è molto caro.
    Sono sempre profondamente molto toccata dall'amore che si riesce a dare ai bambini quando non sono i nostri. Lo trovo incredibilmente altruista.

    Grazie, Ramona, per aver condiviso questa tua bella esperienza con noi e per la recensione.

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