Recensione: Ma tu sei felice? di Federico Baccomo


Avete mai letto un libro che non riuscite ad immaginare se non recitato a teatro?

A me è appena capitato con "Ma tu sei felice?" di Federico Baccomo [Solferino].
Per tutta la durata del libro - 160 pagine circa - ho avuto l'impressione di assistere al dialogo in scena, con occhio di bue puntato sui due protagonisti, mentre il pubblico sghignazza per le battute politicamente scorrette.

Del resto, Federico Baccomo - conosciuto finora con lo pseudonimo di Duchesne - è uno scrittore e sceneggiatore che sa come costruire un dialogo con botta e risposta dal ritmo serrato e velocissimo che richiede molta attenzione nella lettura perché se non si capisce il senso di una battuta, si perde tutto il significato dell'intero discorso.

I protagonisti sono Saverio e Vincenzo, due amici seduti al tavolino di un bar per un aperitivo. Tutto inizia con la domanda che dà il titolo al libro: "Ma tu sei felice?".
Tutto il libro è la risposta a questa domanda, insieme ad altre mille divagazioni, in un viaggio circolare di ironia tra luoghi comuni, pregiudizi, frustrazioni moderne e vecchie paure, tecnologia alienante e antiche scuse per scappare dalle responsabilità, per chiudersi a cerchio sul finale che lascia senza parole.

Ho passato buona parte del tempo della lettura a chiedermi dove volessero andare a parare quei due con discorsi che vagavano in ogni luogo dove si potesse trovare un'opinione scorretta, anche quando mascherata di buonismo, ma ho apprezzato il sarcasmo e il sorriso amaro che mi hanno suscitato. 
Il finale ha redento gran parte del libro, ma ho faticato a leggere i dialoghi senza alcuna divisione per capitoli né uno stacco per riprendersi un attimo dal ritmo velocissimo con cui i protagonisti passavano da un argomento all'altro.

Nemmeno per un attimo ho smesso di immaginarmi il palco al buio, con solo una luce a illuminare le parole che fluivano senza sosta insieme ai pensieri. Tanto che, alla fine, un applauso un po' commosso mi è sembrato il tributo migliore a tutto lo spettacolo, o lettura, che dir si voglia.
VINCENZO: «Ma tu sei felice?»
SAVERIO: «Se per felice intendi uno che è soddisfatto di sé, di quello che fa, ed è felice, allora no, non sono felice. Ma se per felice intendi uno che è soddisfatto di sé, di quello che fa, anche se non è proprio felice, allora sì, posso dire che sono felice.»


[libro omaggio della casa editrice]

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