Recensione: A misura d'uomo di Roberto Camurri



«La vita nei pomeriggi della loro primavera sembrava perfetta.»

Vi è mai capitato di sentire il respiro di un libro? Quel particolare calore, lieve quanto un soffio tiepido che, a intermittenza, vi espira sulla faccia quando vi immergete in una storia?
A me capita di rado, ma quando ho iniziato a leggere "A misura d'uomo" di Roberto Camurri [NN editore], lungo tutte le 176 pagine, mi è sembrato di sentire il sospiro dei personaggi e della storia sulla pelle. 

Molto più verosimilmente quello che si sente per tutto il libro è il soffio vitale dell'autore, la sua voce che rende viva ogni cosa di cui parla.

"A misura d'uomo" è un romanzo di racconti ambientati tutti a Fabbrico, un piccolo paese dell'Emilia circondato dalla campagna e attraversato da poche strade. Il paese è piccolo ma vi scorre molta vita e la vita, si sa, scava più strade di qualsiasi mappa.
Davide e Valerio sono amici, di quelli che dalle scuole condividono qualsiasi esperienza, positiva o negativa, e che da adulti si lasciano vivere tra lavoro e bevute serali. Davide si innamora di Anela e qualcosa si guasta nel loro rapporto, tanto che Valerio si allontana. Forse è a causa della lontananza da uno dei punti fermi della sua vita, o forse è solo la nebbia che gli entra dentro, ma a un certo punto Davide si perde: perde se stesso e perde Anela, anche se lei è sempre al suo fianco.

«Davide non ricordava di cosa avessero parlato lungo le strade deserte di quella notte, non ricordava i suoni o gli odori, non ricordava se avessero incontrato qualcuno, ricordava però il sorriso di Anela davanti al portone del suo condominio, il suono della sua voce quando gli aveva chiesto, vuoi salire?»

Racconto dopo racconto, conosciamo Davide e Valerio da bambini, ma anche altre persone che vivono a Fabbrico: Elena e Mario, una coppia unita dalla tristezza; Maddalena e Paolo, Luigi, la vecchia Bice col suo bar in piazza dove tutti si conoscono. Storie grandi nella loro comune piccolezza, come è comune la vita nelle sue infinite e sconosciute sfumature.

Uscito nel 2018, "A misura d'uomo" è l'esordio narrativo di Roberto Camurri, che a Fabbrico ci è nato ed è proprio questa origine, secondo me, a conferire verità ed emozione alle vite raccontate. Il resto del lavoro lo fa una scrittura suggestiva nella sua semplicità, presa in prestito dal quotidiano: le pennellate sbrigative e materiche, però, fanno emergere, prepotente, una poetica delicata figlia di uno sguardo acuto che scruta l'anima delle persone, delle cose e, oserei dire, anche dei paesaggi.

«Il treno si muove svogliato, sembra quasi inciampare nelle erbacce che trova lungo i binari, lungo il cammino, gli sembra di essere sulle spalle di un vecchio.»

Ho aspettato tanto prima di leggere questo libro - intanto Camurri ha pubblicato anche il secondo libro, "Il nome della madre" -, ma sono convinta che sia arrivato nel momento giusto: dopo aver letto di tanta desolata e spesso distruttiva provincia americana, la provincia italiana con le sue tristezze, con i drammi affogati nell'alcol e nelle droghe, ha una sfumatura umana che tocca direttamente il cuore.

Perché "A misura d'uomo" parla di una provincia emiliana, ma sono sicura che di Davide, Valerio e Anela ne è piena la penisola, con racconti di uomini e di luoghi che sono a misura di ognuno di noi.

Come stai?
Bene, aveva risposto lui, sto bene, perché?
Perché anche io sto bene, gli disse, e vorrei sapere perché non possiamo dire che stiamo bene insieme. 

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