Recensione: Donna Francesca Savasta, intesa Ciccina di Laura Lanza



«Donna Francesca Savasta, intesa Ciccina, levatrice e pia ricevitrice dei projetti, non riusciva a prendere sonno. Il respiro del parrino che le si era addormentato accanto copriva rumorosamente il silenzio della notte. Magari il letto s'era fatto nico per tutti e due. Ma di quello che aveva ora se ne doveva fare contenta.»

Prima dei Governi centrali, ci sono le amministrazioni locali e, prima ancora, ci sono personaggi che comandano, dispongono, reggono le sorti del popolo e tirano i fili del destino di molti.
Laura Lanza nel suo "Donna Francesca Savasta, intesa Ciccina" [Astoria] tratteggia il ritratto di un personaggio che, infischiandosene delle leggi, riesce a incastrare i pezzi mancanti di molte vite.

Donna Francesca Savasta, detta Ciccina, è una ragazza del popolo che, quasi per caso, si trova a diventare la levatrice di Monteforte, un paesino siciliano dove la storia sembra essersi accanita per precipitare i suoi abitanti nella miseria più nera. Siamo a metà '800, non siamo ancora in odore di unità d'Italia e le leggi degli uomini si intrecciano con le leggi di Dio: quando arriva il nuovo parroco, don Giuseppe Gallo, i villani sono diffidenti e la chiesetta mezza diroccata dove è stato destinato non invoglia di certo.
Ciccina cambierà le cose, come un fulmine che all'improvviso squarcia il velo di indolenza di Peppino e lo scetticismo degli altri abitanti di Monteforte.

«Peppino, non vi fate sangue cattivo. Ora vi pare accussì ma state certo che o prima o dopo il vento deve canciari.»

Capitolo dopo capitolo, conosciamo non solo Ciccina, ma anche Peppino Gallo, un uomo che ama la filosofia e la vita contemplativa e che, per un disguido che fa infuriare lo zio alto prelato, si trova a doversi  rimboccare le maniche per rimettere in sesto un rudere di chiesa e una platea di fedeli traballanti.
Quasi da subito, l'energia di donna Francesca lo travolge, le sue idee lo assoggettano a una mentalità pratica che lui, da studioso, non capisce fino in fondo: prima, iniziano a collaborare per il bene degli altri, in seguito la loro vicinanza mira anche al bene e al piacere di loro stessi. Ma Ciccina è pratica anche in questo: lui è un uomo di Dio e non può certo essere gelosa del Padreterno! Quello che fanno, in fondo, è un peccato veniale che qualche Ave Maria e un paio di atti di dolore cancella senza problemi.

«Questa fimminazza è sempre la stessa: intrattabile e malucriata, pensò il cavaliere Ippoliti. Avrebbe preferito dialogare con dieci armigeri svizzeri piuttosto che affrontare una discussione con lei.»

Laura Lanza ci racconta una storia che ha il sapore delle fiabe popolari, con episodi dalla morale magica che mette in ordine ogni cosa.
Fin dalle prime righe, ci rendiamo conto che la lingua con cui si snoderà tutto il romanzo è una musica nuova, composta da italiano e dialetto siciliano antico che diventa personaggio e protagonista della storia. In fondo al libro è presente un piccolo glossario, ma vi assicuro che non ci sarà bisogno di consultarlo perché la storia vi prenderà a tal punto che comprenderete anche espressioni dialettali che non avete mai sentito prima.

Inutile che mi perda in giri di parole: questo romanzo mi ha conquistata, e non solo per la protagonista che dà il titolo. Le vicende, le vite dei personaggi - anche quelli minori e le comparse -, gli episodi d'amore, violenza e corna mi hanno fatto voltar pagina in maniera vorticosa, troppo presa dai sussurri delle comari che quasi non ho notato che donna Francesca Savasta sparisce per interi capitoli per lasciar posto a Peppino e ad altri. Ma lei è una fimmina tosta, coriacea, guarda allo scopo ultimo e non si rammarica se per qualche pagina lascia la scena, sicura che poi quando ritornerà sarà sempre sotto le luci della ribalta con le due trovate.
In aggiunta, l'atmosfera della Sicilia pre-unitaria, intrisa di credenze, sortilegi e saggezza arcaica è un'ambientazione capace di ammaliare dalle prime battute.

«Degna compagna delle fimmine della tradizione letteraria siciliana, irriverente, sensuale, vitale, Ciccina è un personaggio indimenticabile.» 
Stefania Auci


[libro omaggio della casa editrice]

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