Recensione: La metà scomparsa di Brit Bennett


«Che pensava di potersi scrollare di dosso la storia come fosse una mano posata sulla spalla. Si può fuggire da un luogo, ma non dal proprio sangue.»

Che l'apparenza possa ingannare, forse lo diamo per scontato.
Eppure. Gli occhi possono ingannarsi a tal punto?
Fin dalle prime pagine di "La metà scomparsa" di Brit Bennett [Bompiani] ci rendiamo conto che liberarsi dalle imposizioni degli altri, per essere finalmente sé stessi, al di là delle apparenze o proprio in virtù di queste, sarà un viaggio doloroso.

«A Mallard nessuno sposava gente con la pelle più scura. E nessuno se ne andava mai, ma quello lei l'aveva già fatto.»

A Mallard, in Louisiana, si è riunita una comunità di neri dalla pelle chiarissima, talmente chiara che non vogliono mischiare il sangue con i neri, ma non riescono a farsi accettare dai bianchi.
In questa comunità abbastanza chiusa, spiccano per bellezza e intelligenza le due gemelle Stella e Desiree Vignes, tanto identiche nell'aspetto quanto diverse nel modo di muoversi e di comportarsi.
Quando spariscono dalla città senza lasciare traccia, lasciando la madre da sola, tutti cercano di dimenticarle. Anni dopo, però, ricompare solo Desiree portandosi dietro una figlia talmente nera che la sua pelle sembra blu notte. Che fine ha fatto Stella? Perché non sono insieme?

«Si sentiva speciale, sapendo che lei avrebbe potuto fingere di essere Stella ma Stella non avrebbe mai potuto essere lei.»

Fin dalle prime pagine, l'atmosfera di Mallard avvolge come un incantesimo: i pregiudizi del Sud - di qualsiasi sud del mondo, mi pare di capire - si rassomigliano tutti. Gli anni '60 sono stati pieni di violenza soprattutto per quella parte di mondo dove il colore della pelle ha avuto (e ha?) tanta importanza.

Il padre delle gemelle Vignes era di pelle chiara eppure viene violentemente ucciso da una banda di bianchi che irrompe in casa sua. Una pulizia etnica che, in questo caso, non ha per mandante il colore della pelle ma l'idea che, dietro quella pelle chiara, ci sia comunque la diversità da isolare e distruggere.
Questo episodio segna diversamente la vita delle due bambine: da un lato, Desiree che non ha paura di intrattenere relazioni con uomini dalla pelle scura, la nemesi di tutti gli abitanti di Mallard ma anche di tutta l'America; dall'altro lato, Stella che sfrutta la sua pelle chiarissima per incursioni - lunghe o brevi - nel mondo dei bianchi.

«A volte essere una persona e non un'altra dipendeva dalle piccole cose.»

Brit Bennett fa risuonare nelle orecchie dei lettori gli insulti e il silenzio al passaggio delle sorelle Vignes, sentiamo sulla nostra stessa pelle quegli sguardi scorticanti, vorremmo correre e metterci al riparo dalla luce del sole, per non rivelare al mondo il colore dello strato esterno della nostra epidermide.
Il disagio cresce man mano che andiamo avanti nella lettura: le menzogne diventano una vergogna che difficilmente riusciamo a sopportare, eppure mai e poi mai lasceremmo al loro destino anche uno solo dei personaggi di questo libro.
Desiree con Jude e poi Early, il determinato e innamorato Early; la madre Adele piena di pregiudizi e snobismo; Stella con Blake e Kennedy, arroccata nella sua sicurezza borghese; e poi Jude e Reese, e ancora Jude e Kennedy. Nessuna connessione, nessuno sguardo può andar perduto.

"La metà scomparsa" mi ha riportato alla memoria un film che ho visto moltissimi anni fa, si intitolava "Lo specchio della vita" - tratto dal libro di Fannie Hurst "Imitation of Life" - ma l'epilogo drammatico della pellicola hollywoodiana con Lana Turner e Sandra Dee, è lontano dal fiume di emozioni talmente intense che, in questo romanzo, tocca corde profondissime.
Non dimenticherò così facilmente Desiree e Early, Jude e Reese, Stella e Kennedy, e la loro sofferenza è entrata anche un po' sotto la mia pelle.

Un romanzo che criticamente sarebbe forse giusto definire di "ampio respiro" ma la cui immensità sfugge a ogni  previsione o teoria. Da leggere e rileggere, per emozionarsi ancora e ancora.


«Perdere una gemella. Dev'essere come perdere metà di sé stessi.»



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