Recensione: Soledad di Maurizio de Giovanni

Yo no quiero que nadie se imagine
Cómo es de amarga y honda mi eterna soledad
Pasan las noches y el minutero muele
La pesadilla de su lento tic-tac.

Quando ho aperto la prima pagina di "Soledad", il nuovissimo romanzo di Maurizio de Giovanni [Einaudi], la musica dell'omonimo tango di Carlos Gardel mi ha investita, schiaffeggiata.
I volteggi del bandoneón, graffianti e malinconici, come sa essere la solitudine, sottolineano una frase e l'altra, fanno da sottofondo alle parole di quel personaggio o ai pensieri di quell'altro.
Perché la soledad si insinua, sottile, sotto pelle e resta in attesa di conquistare tutta l'anima.

Mancano pochi giorni al Natale del 1939, a Napoli, e una strana euforia punteggiata di tristezza investe tutti. Il commissario Luigi Alfredo Ricciardi, dalla finestra del suo ufficio, nella Regia Questura di Napoli, osserva i passanti e sente la solitudine delle loro anime unirsi alla sua: ora, ancor più che mai, sente la mancanza del suo amore, Enrica, ma sa che attorno ha una famiglia d'affetti che conta su di lui. Marta, i Colombo, il brigadiere Maione, il dottor Modo, tutti portatori, a loro maniera, di amore e solitudine.
Quando vengono chiamati per l'omicidio di Erminia Cascetta, Ricciardi e Maione si trovano a districare una matassa di eventi che, volenti o nolenti, hanno a che fare con la solitudine e con la paura di abbandonarsi a questa.

«Potessi parlarti, ti parlerei della solitudine del cuore. E della condanna che hai comminato, senza nessuna pietà, e senza avere idea di quello che stavi facendo.
Potessi parlarti, ti direi che alla fine la colpa è tua.
Ma non posso parlarti, giusto? No, non posso. Perché sei morta.»

L'illusione di aprile - raccontata in "Caminito" - è svanita del tutto: venti funesti da tutta Europa portano odore di guerra, gli alleati stanno per diventare nemici, la vita si trasformerà in morte. Dicembre trema, di freddo e di paura, perché non vorrebbe crederci ma sa che fatti inenarrabili stanno per succedere.
Stavolta De Giovanni ci ha eletto a lettori onniscienti, a vati di sciagure, perché noi sappiamo già che, anche la più fervida e pessimistica immaginazione mai si arrischierà a prevedere quello che poi accadrà davvero.

"È tutto un conto alla rovescia - racconta Maurizio de Giovanni nel corso di un incontro esclusivo -, sia per il periodo storico, sia per il punto in cui sono arrivate le vite dei personaggi"

Ritroviamo l'amatissimo commissario Ricciardi, sempre più diviso nei diversi ruoli che ricopre: come funzionario di polizia, incredulo di fronte ai possibili terribili sviluppi che l'anno nuovo sappiamo porterà nelle vite di tutti; come padre, innamorato di sua figlia, un fiore delicato da proteggere ma in cui si ravvisa una inspiegabile forza sotterranea; come uomo in lutto per il suo eterno amore scomparso e mai così presente come in queste pagine.
Dopo aver temuto di non leggerne più, a ogni nuovo capitolo delle indagini e delle vicende personali di Luigi Alfredo tiriamo un sospiro di sollievo: il periodo narrato non è dei più facili, ma Ricciardi saprà attraversare dolori e difficoltà con la sua maledizione, proteggendo i vivi e ascoltando i morti.

«Eppure pensò alla solitudine. Lui, che era sempre stato un solitario. Lui, che nell'isolamento si era rinchiuso prima di incontrare la donna che sarebbe divenuta sua moglie, prima di diventare padre, prima di diventare l'uomo che era adesso.»

Attorno a Ricciardi, incontriamo i personaggi che ormai ci sono familiari: il brigadiere Maione, più vecchio forse, ma mai pago del suo granitico senso di giustizia che va oltre la divisa e supera anche il suo sentimento paterno; Bambinella, quasi prigioniera della protezione dei Quartieri Spagnoli insieme agli altri femmenielli che, solo così, possono nascondersi dalle camicie nere; Nelide, nella cui armatura coriacea si intravede una crepa che parte dal cuore; il dottor Modo, prossimo alla pensione, sospettoso al limite della paranoia, pienamente cosciente del pericolo e dei piani criminali di un'intera nazione; Bianca, madonna di dolore e castità, persa dietro a un sentimento non corrisposto; Livia/Laura, sempre più nostalgica, sempre meno disposta a vivere lontano dal posto dove ha lasciato il suo cuore.
"Ogni personaggio merita un romanzo a parte - spiega l'autore -. Ognuno di loro, mai come stavolta, aveva una storia per certi versi importantissima da raccontarmi. E non è detto che non sarà raccontata".

Dopo "Caminito" e "Soledad", il prossimo capitolo della storia delle canzoni sarà dedicato a "Volver" e sarà portatore di novità, partenze, ritorni.
Perché, come Maurizio de Giovanni ci ha insegnato nel corso dei quattordici libri che finora costituiscono questa serie, non possiamo mai essere sicuri di quello che ci riserverà il futuro (letterario) di questi amatissimi personaggi.

«Ci sono ancora, amore mio. Ci sarò sempre. Perché l'amore è troppo forte, troppo grande per interrompersi con una banalità come la morte.»


[libro omaggio della casa editrice]

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