Recensione: Il pianto dell'alba di Maurizio de Giovanni



Considerate adesso un colpo di vento.
Consideratelo nel momento della sua nascita, in una terra remota, ignaro della strada che dovrà percorrere, fatta di notte e di mare.

Un amore durato tredici anni può scomparire semplicemente scrivendo fine sull'ultima pagina?
Che abbiate esperienza d'amore o no, la risposta non potrà essere positiva, perché il cuore non è una luce che si accende e si spegne senza lasciare strascichi più o meno evidenti del suo passaggio.
Con mille scintille che ancora sprizzano di tanto in tanto, il mio cuore ha letto "Il pianto dell'alba" di Maurizio de Giovanni [Einaudi], ultimo capitolo della serie dedicata al commissario Ricciardi.

Dopo tredici anni e tredici libri, lo scrittore ha immaginato una conclusione per le vicende dell'amatissimo personaggio - amatissimo da me, dai suoi lettori e anche da lui, è evidente - del commissario già barone di Malomonte, Luigi Alfredo Ricciardi.
Lo ritroviamo un anno dopo la conclusione de "Il purgatorio dell'angelo. Confessioni per il commissario Ricciardi" e sono cambiate tante cose. Siamo nel 1934 e a Napoli, come in tutta Italia, si respirano venti controversi, di tensione, di strategie e tradimenti, dove le cose sono sempre un po' diverse da quelle che appaiono. Sappiamo già che questi indizi porteranno al periodo più buio e vergognoso della Storia italiana, ma non possiamo che seguire con tensione gli sviluppi descritti nella storia.

Quindi è questa la felicità, pensò. Avere il cuore immerso in un liquido caldo e dolcissimo, con l'impressione di trovarsi al sicuro; godere della forza di combattere contro chiunque, ma anche coltivare l'inquietudine per la responsabilità di custodire un tesoro segreto e di non poterne più fare a meno.

Non riesco a raccontarvi il libro senza l'ansia di dirvi troppo, di rivelarvi uno o più particolari fondamentali nello svolgimento della storia, ma posso raccontarvi le emozioni che mi ha suscitato.
Dalla prima all'ultima pagina, Maurizio de Giovanni ha rinnovato l'incanto che, dal primo libro del commissario Ricciardi, esercita su di me il periodo storico, la città di Napoli vista attraverso gli occhi di questo personaggio, le sensazioni che percorrono come fili sottili tutte le storie in cui si muove.

Mi mancherà l'appuntamento con il commissario Ricciardi, con i suoi occhi verdi che sanno vedere cose che nemmeno riuscivo a immaginare. Mi mancherà l'appuntamento con De Giovanni che, ogni anno in questo periodo, ci fa fare un giro per la Napoli degli anni '30, tra le sue bellezze e i suoi orrori, un po' come quella dei giorni nostri. Mi mancherà l'emozione legata a questa serie che ha saputo legarmi come nessun altra.

Del resto, un amore durato tredici anni non si può cancellare semplicemente girando pagina, fosse anche l'ultima pagina a esso dedicata.


L'amore si racconta, sai. Adesso l'ho capito. Non serve a niente, l'amore, se resta sepolto in una stanza, a incenerirsi nelle mani di un uomo solo. L'amore si racconta, non importa in che lingua, non importa se sussurrato o urlato. Se si ha la fortuna di incontrarlo, l'amore, non si può far finta di niente.  Mai più.

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