Recensione: Le esotiche scorribande degli storici curiosi di Jodi Taylor


 
«Nessun evento, per quanto banale possa sembrare, è irrilevante nell'ordine delle cose.»

Tornano gli storici dell'Istituto di Ricerche Storiche Saint Mary e, come nel primo capitolo della serie, non sappiamo cosa aspettarci.

Dopo "La confraternita degli storici curiosi", Jodi Taylor ci regala una nuova scoppiettante puntata del caotico mondo dei viaggi nel tempo con "Le esotiche scorribande degli storici curiosi" [Corbaccio]

«Lavoriamo per l'Istituto di ricerche storiche con sede nel monastero Saint Mary, appena fuori Rushford. Non facciamo viaggi nel tempo. Quella è roba da dilettanti. Noi siamo storici. «Studiamo grandi eventi della storia nel momento in cui si svolgono.» Molto più chic.»

È vero, l'idea di assistere ai grandi eventi storici catapultandosi nell'epoca e nell'esatto momento in cui si stanno svolgendo va oltre il semplice viaggio nel tempo, ed è lo spunto originale che nel primo libro è risultato quasi geniale e che qui serve da modello su cui ricalcare le avventure e disavventure dei personaggi.

Conosciamo il meccanismo, quindi dopo poche pagine siamo già nella Londra di Jack lo Squartatore insieme a Madeleine Maxwell, per tutti Max, inseguita proprio dallo spietato assassino, che qui assume le sembianze spettrali di un mostro inconsistente e per questo molto più inquietante. Durante una passeggiata nel tempo, gli storici si rendono conto che i leggendari giardini pensili di Babilonia non esistono e quindi Max e la sua squadra si lancia a Ninive e lì diventa testimone di un delitto. Poi di corsa a recuperare alcune specie dei mitici dodo per evitarne l'estinzione. Nel mezzo un po' di dramma sentimentale, qualche incidente misterioso dalle conseguenze apparentemente gravi, il cattivo che ritorna ma non si sa bene perché.

«Abbiamo un problema.»
«Ovvio» dissi. «Non saremmo noi se non l'avessimo. Che impresa eroica ci aspetta adesso?»

"Le esotiche scorribande degli storici curiosi" in originale si chiama "A Symphony of Echoes" e ho sinceramente apprezzato la continuità tra i due titoli tradotti, oltre che naturalmente le due copertine a firma di Giuseppe Quattrocchi. 

L'idea di base dei libri - i primi due di una serie di tredici! - continua ad affascinarmi ma stavolta, nonostante lo stile di Taylor sia scorrevole e piacevole, la storia si è inceppata in diversi punti, inutilmente farraginosa, tanto che fatico a immaginare cosa ancora ci sarà negli altri undici capitoli della saga.
Purtroppo so già che questa mia incapacità di prevedere cosa si è inventata l'autrice su un tema che sembra già ora un po' esaurito, potrebbe spingermi a leggerne ancora, qualora fossero tradotti altri libri.

Intanto, però, arrivata all'ultima pagina, mi sono ritrovata a chiedermi: "E quindi?!".
Quindi, stavolta ve lo consiglio solo se avete letto il primo e non avete molte pretese sul disordine, sia storico che di trama. In tal caso, tuffatevi, è tutto per voi!

«Amore e odio sono un po' la stessa cosa. Una persona che odi è un po' il centro del tuo mondo come lo è una persona che ami. È l'indifferenza che fa la differenza.»


[ebook omaggio della casa editrice]

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