Recensione: Ai sopravvissuti spareremo ancora di Claudio Lagomarsini



«Forse la morte serve a farci capire anche questo: che degli altri, quando siamo finalmente costretti a pensarci, non sappiamo proprio niente.»
Entrare nel mondo creato da uno scrittore non sempre è facile, a volte si rivela un'esperienza dolorosa e straniante, in ogni caso è un viaggio che intraprendiamo aprendo la prima pagina.
Entrare nel mondo/libro creato da un esordiente può essere un duplice viaggio, allo scoperta dello stile e della storia. A me è successo questo con "Ai sopravvissuti spareremo ancora", il libro d'esordio di Claudio Lagomarsini [Fazi].

La voce che ci narra la storia in prima persona è quella di un giovane che è costretto a tornare nella casa dove è nato e vissuto per metterla in vendita. Prima di svuotarla per consegnarla all'agenzia, si imbatte in alcuni quaderni, cinque per la precisione, in cui suo fratello Marcello ha segnato gli episodi di quando vivevano insieme in quella casa con la loro madre e il compagno di lei - soprannominato Wayne - e, saltuariamente, i figli di lui. 
«Perché finalmente mi rendo conto che dopo quindici anni mi è appena stata concessa l'occasione di ascoltare mio fratello come non l'avevo mai fatto.»
È l'estate del 2002 e le discussioni tra Wayne e il vicino di casa detto il Tordo si fanno via via più violente, intervallate da tregue stabilite a tavola e irrorate da vino forte e scadente. Complice l'estate, i ragazzi fanno le loro prime esperienze, incontrano amici, assistono ai litigi tra la mamma e la nonna, tutto sembra normale ed esagerato. Marcello registra tutto con sarcasmo pungente e con un cinismo inusuale per un ragazzo che non ha ancora compiuto diciotto anni. 
«Mi andava tutto bene e non mi rendevo conto. Aggressivo, depresso, probabilmente scontento, certamente nevrotico, mio fratello si rendeva conto di tutto.»
Il caldo, la violenza, la solitudine della campagna, l'interesse pruriginoso dei vecchi per la vitalità dei ragazzi, la prevaricazione sempre più prepotente, tutto, ma proprio tutto si avvia verso un climax che non tarda ad arrivare e che lascia il lettore senza fiato.

Claudio Lagomarsini crea un mondo decadente e attraente, allo stesso tempo, dove pian piano si rivelano le crepe nelle personalità apparentemente forti dei protagonisti: la forza patriarcale che ha dominato la vita nelle campagne e nei paesini sta scemando, viene meno la spinta vitale per lasciare spazio al dispotismo più ignorante che porta all'autodistruzione. 
L'autore tratteggia un quadro preciso con un linguaggio che avvicina timbro colloquiale e ricercato ,proprio come si trovano a interagire un mondo rozzo e gretto con l'universo poetico e infinito di giovani proiettati al futuro

Col procedere della lettura dei quaderni, la voce del Salice - come lo ha soprannominato Marcello, che non ci rivelerà mai il vero nome del fratello - diventa sempre più incalzante, non lascia spazio a riflessioni personali, perché vuole sapere cosa sta per succedere - nonostante fosse stato presente tutto il tempo - attraverso gli occhi di quel fratello che non sappiamo dove sia adesso. E noi lo scopriamo per la prima volta e non sappiamo più esattamente che storia abbiamo letto fino a quel momento.

Il titolo "Ai sopravvissuti spareremo ancora" trova ragione solo alla fine ed è una fine che mi ha colpito dritto al centro del petto con tutta la sua durezza, con tutta la terribile e ineluttabile bellezza di un libro che sa dirci troppe cose per essere un esordio.




[libro omaggio della casa editrice]

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