Nicholas Sparks, il dolce che lascia l'amaro in bocca


Una carissima amica, qualche tempo fa, mi ha regalato un libro di Nicholas Sparks, "Il posto che cercavo" che, pur essendo stato pubblicato qualche anno fa, rispondeva ad un'esigenza di messaggio cifrato nel titolo. E di questo dobbiamo ringraziare i titolisti italiani.

La storia è bellina, spensierata, anche se con una valanga di clichè da romanzetto rosa che, se state giusto giusto un pò più nervosi e cinici, prendete, chiudete il libro e buonanotte ai suonatori.
Dicevamo: lui è un giornalista newyorkese duro e puro, molto glamour vestito sempre di nero che, per reagire ad un divorzio - con motivazioni un pò troppo crudeli per non essere classificato come un espediente attira-compassione - si lancia in tutte le conquiste femminili che gli capitano a tiro nei bar ultra fashion della metropoli. Per un articolo, va in una cittadina di provincia del profondo Sud, dove si conoscono tutti, dove tutti parlano di tutti (no, non è la vostra città... anche io pensavo fosse la mia!) e dove si nasconde un mistero (appena avete letto la parola mistero, confessatelo, vi è venuta voglia di leggerlo, vero?).

Qui, la bibliotecaria attira la sua attenzione (ovviamente) ed io ho iniziato a chiedermi fin dove si spingesse la  mia voglia di "happy ending". Evidentemente avevo davvero tantissima voglia di qualcosa che finisse bene e ho continuato a leggere. Perchè era tutto così scontato, così buonista, così "vogliochetuttofiniscacomeinunromanzo" che in altri momenti avrei usato il libro per incartare la gabbietta del criceto.

Com'è. Come non è. Sono arrivata alla fine. Squilli di trombe, gioia, tripudio. Esiste davvero un posto per tutti. Nel mondo. Nella vita. Nell'universo.
Purtroppo il libro aveva fatto danni. E me ne sono accorta solo quando mi sono trovata in mano il seguito e, quasi in trance, ho preso i soldi per pagarlo. Ebbene sì, il libro ha un seguito che si chiama "Ogni giorno della mia vita". E mi sono detta: "Ok, era finito bene il primo, ora si ribadirà che stanno insieme per sempre, ogni giorno della loro vita, appunto". Appunto un emerito ciufolo!

Cioè cosa ha pensato di fare l'autore? Prima ha scritto un libro col lieto fine (che già per lui è una novità: vedi I passi dell'amore e Le pagine della nostra vita, tra gli altri) poi però ci ha ripensato, ha detto: "Ma perchè mo' voi lettori vi dovete beare che la vita è bella, l'amore è eterno e i sandwich degli autogrill non sono di polistirolo colorato con i pennarelli?! Ve la dò io la realtà!". E così, quanto più poteva sottrarre di felicità e favola, tanto ha sottratto e anche di più.
No, la trama non ve la voglio dire, perchè sto ancora operando un processo di rimozione dal mio subconscio. Mi ha rovinato un pomeriggio, questo è quanto.

Che poi se Nicholas Sparks mi potesse leggere (ok, vorrebbe leggermi in inglese, ma se vuole poi gli traduco tutto) io una mezza verità gliela vorrei confidare, da lettrice ad autore.
"Nico', ma secondo te se io mi volevo leggere la realtà e abboffarmi di pianto e rimanere con un groppo in gola che se ci penso mi metto ancora a piangere, spendevo i soldi di un libro che per definizione di "romanzo rosa" mi deve far vedere tutto rosa o accendevo il telegiornale e là sì che mi veniva una crisi di lacrime e rabbia?!".

Vabbuò, ti avevo dato una seconda possibilità e mo' me la riprendo. E basta.

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