Il Teatro di Donna Peppa porta in scena Madama quatte solde ovvero Baccalà a via dei Mille



C’è stato un tempo in cui era possibile arricchirsi col duro lavoro, anche se questo aveva a che fare col baccalà e con i mercatini di strada. Era un tempo che sconfinava con la favola, pur avendo tutta la passionalità della vita reale. È questo lo scenario di “Madama quatte solde ovvero Baccalà a via dei Mille” il nuovo spettacolo della compagnia del Teatro di Donna Peppa che, fino a ieri, domenica 17 marzo, è andato in scena al Teatro San Luigi Orione di Ercolano.

Tratta da una commedia di Carlo Guarino, la piece in due atti è stata adattata da Antonello Aprea, che ne firma anche la regia e, pur mantenendo tutta la simpatia originaria, possiede quella verve particolare che caratterizza da sempre gli spettacoli della compagnia amatoriale che vanta un grande seguito di appassionati.
La trama è presto detta: la baccalaiola Emilia (Teresa Di Rosa) sogna di fare il grande salto e conquistare i quartieri alti napoletani, promettendo alla sorella Michelina (Enza Ascione) e al cognato che prima o poi offrirà loro una casa signorile in uno dei quartieri più alla moda di Napoli. E così succede. Ma non è tutto così lineare come Emilia si aspettava, anche perché nel frattempo ha avuto due figli, Umberto (Giancarlo Sorrentino) e Sisina (Gelsomina Ascione), ai quali vuole offrire un futuro di istruzione e classe sociale più elevata rispetto alla sua. Potrebbe andare tutto bene, se non fosse che mille gag si susseguono, laddove i parvenu non riescono a nascondere la loro origine e, anche linguisticamente, danno vita a numerosi equivoci a cui è impossibile resistere. 

Il pezzo forte dello spettacolo sono, infatti, le numerose trovate linguistiche in cui Teresa Di Rosa si lancia, mescolando il napoletano all'italiano e dando vita ad una formula magica a cui è difficile resistere. Non c’è un attimo in cui annoiarsi, visto che il ritmo è serratissimo e i colpi di scena non si contano, soprattutto se ad un certo punto iniziano a ritornare dispersi di guerra e antichi amori. Ed è proprio Antonello Aprea ad interpretare Augusto Ferrivecchi, l'amore perduto di Emilia, da cui ha avuto i figli mai riconosciuti.
La coppia Aprea- Di Rosa fa scintille in scena e - da quando ho conosciuto la compagnia, e ormai saranno 5-6 anni - non hanno mai deluso nel loro intento di far ridere la gente e regalare un paio d'ore spensierate.


Anche stavolta la compagnia del Teatro di Donna Peppa ha portato in scena una comicità spontanea che, altrettanto spontaneamente, richiama la risata. Del resto, da 10 anni, Antonello Aprea e i suoi portano avanti un’idea di teatro che non ha pretesa di professionalità, pur dando il meglio al proprio pubblico e, soprattutto, rispettando il Teatro con la lettera maiuscola, quello che rende onore a grandi nomi e a figure indimenticabili come quella di Luisa Conte, cara ad Aprea che si è fatto anche promotore di una cerimonia per ricordarne la memoria a 19 anni dalla scomparsa.

Come vuole la tradizione di Donna Peppa - al secolo Giuseppina D'Errico, moglie di Salvatore Petito e madre di Antonio Petito, i più famosi Pulcinella della storia - che dava il via agli spettacolo con un suono di tromba, ogni spettacolo della compagnia inizia al grido di “Donna Pe’, sunate!”. Un richiamo a cui sono affezionata e che segna sempre un periodo particolare del mio anno, come uno spartiacque che decide il prima e il dopo di diverse cose. Sarà coincidenza o sarà che così deve andare, ma mi sembra sempre troppo tempo quello che passa tra uno spettacolo e l'altro, quando Antonello Aprea mi chiama per dirmi che sono iniziate le prove per una nuova avventura.

Io però lo direi anche ora, che le repliche sono finite e che gli attori sono tornati alle loro attività quotidiane lontane da qualsiasi teatralità. Perché lo spettacolo continua, ogni giorno, e su altri palcoscenici della vita.
Un augurio a tutti: “Donna Pe’, sunate!”.

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