Il primo caffè del mattino di Diego Galdino: la magia di Roma e del vero amore


Chi beve caffè lega al suo aroma tanti momenti della propria vita.
Davanti ad una tazzina colma di liquido scuro e fumante, i pensieri prendono vie inaspettate, più liberi, e ci si trova a riflettere e trovare soluzioni che sembravano impossibili.

"Il primo caffè del mattino" di Diego Galdino - edito da Sperling & Kupfer -, qualora non aveste mai bevuto caffè, ve ne fa venire una voglia incontrollabile!
E se siete abituali consumatori della versione tradizionale, vi farà scoprire varianti interessanti che vi segnerete per chiederle al vostro barista di fiducia.
E se ve li consiglia l'autore, che di mestiere fa il barista, potete fidarvi ad occhi chiusi.

Come Massimo, il protagonista del libro, anche Diego apre il suo bar nel cuore di Roma e inventa miscele che incantano le papille gustative. Galdino ha infuso questo incanto anche nelle pagine de "Il primo caffè del mattino", che racconta la storia d'amore prima di tutto di Massimo per Roma e per il caffè, e poi per una donna, Geneviève.

La vita di Massimo procede in una collaudata routine, tra i clienti del bar che sono ormai parte della sua famiglia, e le strade di Roma, prima donna nel suo cuore. Però l'amore, quello vero, gli manca anche se forse non lo sa. O meglio, se ne accorge quando una ragazza si ferma nella piazza davanti al bar: la nota per il vestitino rosso, ma anche per come si muove, diversa dagli altri turisti. Eppure Massimo non saprebbe dire esattamente perchè non riesce a staccarle gli occhi di dosso. Sa solo che riesce a dire tutte le battute sbagliate e a darle un'immagine di sé che si prenderebbe a schiaffi da solo.

Geneviève ha i colori e i modi delicati di un'alba che spunta rosa tra i tetti della Roma immortale e male si accorda questa delicatezza con i modi da romanacci dei clienti di Massimo. Fin quando lei non capisce che quello è solo un modo per accettarla tra loro e loro iniziano ad interpretare la sua naturale ritrosia non come snobismo ma come timidezza.

Anche quando si inizia a ballare c'è un attimo sospeso in cui non si sa cosa fare, ci si sente goffi e si sbaglia l'attacco, ma poi, quasi magicamente, si inizia a volteggiare e ci sembra che niente potrà mai fermarci.
La storia di Massimo e Geneviève inizia così, un pò goffamente ma poi vola per raggiungere vette di rara profondità.
Il libro, invece, parte già volteggiando ed è difficile non farsi prendere dal vortice. Poi si capisce che non c'è nessuna volontà di resistere a questo vortice e ci si lascia guidare fino alla fine.

Tanto che, proprio come un buon caffè, arrivati all'ultima pagina - all'ultimo sorso - si diventa tristi perché se ne vorrebbe ancora.

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