Tutti gli amici di Anna di Enrico Pennino

Tolleranza s. f. [dal lat. tolerantia, der. di tolerare «sopportare, tollerare»]. 
1. La capacità, la disposizione a tollerare, e il fatto stesso di tollerare, senza ricevere danno, qualche cosa che in sé sia o potrebbe essere spiacevole, dannosa, mal sopportata. [Vocabolario Treccani]

Non so perché, a volte, mi prenda male nei confronti di alcune parole.
Tolleranza è proprio una parola che non tollero. Ecco, appunto.
Viene sempre sbandierata non appena si sente l'odore di una dicitura diversa dalla nostra sul passaporto o nel modo di pregare Dio o nella maniera in cui andiamo vestiti.

La tolleranza è la concessione magnanima di quelli che proprio non vorrebbero per vicino di casa uno vestito con la djellaba o una donna velata, di quelli per cui il massimo della globalizzazione è andare a mangiare cinese e, una volta là, prendere sempre e solo il riso alla cantonese (che, secondo me, è quanto di meno cinese possa immaginarsi...).

Enrico Pennino nel suo ultimo lavoro "Tutti gli amici di Anna", edito da Scrittura & Scritture, racconta uno spaccato della nostra società che, nel corso degli ultimi anni, è molto più comune di quanto pensiamo. Anna è una ragazza nata e cresciuta in provincia, quella provincia campana dove ci si conosce tutti e dove le tradizioni sono parte fondamentale della vita quotidiana. Anna va a scuola in una classe dove, oltre ai figli dei cittadini "storici" del suo paese, ci sono i figli dei nuovi arrivati, immigrati da ogni parte del mondo che «dopo anni di lavori umili e sacrifici, avevano deciso di mettere su famiglia in Italia, ben consapevoli che non era più il Paese di quando loro erano arrivati ma sempre un luogo migliore rispetto al contesto dal quale provenivano».

Gli amici di Anna hanno la pelle di un colore diverso dalla sua, una diversa religione, amano mangiare ricette lontane dalla tradizione italiana, ma ridono come lei e per le stesse cose, hanno le stesse gioie e gli stessi dolori suoi e, soprattutto, la completano.

Integrazióne s. f. [dal lat. integratio -onis, con influenza, nel sign. 3, dell’ingl. integration]. – 
1. In senso generico, il fatto di integrare, di rendere intero, pieno, perfetto ciò che è incompleto o insufficiente a un determinato scopo, aggiungendo quanto è necessario o supplendo al difetto con mezzi opportuni. [Vocabolario Treccani]

Ecco, integrazione è una parola che, invece, mi piace. E molto.
Integrazione e amicizia diventano sinonimi nel libro di Enrico Pennino che, con la sua scrittura chiara e lineare, riesce a rendere perfettamente i sentimenti di Anna e il rapporto che la lega ai suoi amici.
Particolare importanza assume anche la famiglia, che per Anna è isola felice, portatrice di sentimenti positivi e dispensatrice di quella leggerezza d'animo che porta la protagonista della storia a sorvolare sui pregiudizi e sulle diversità, per arrivare direttamente e semplicemente al nocciolo delle emozioni. Perché, alla fine, di emozioni si parla, quando si parla di persone.

"Tutti gli amici di Anna" è un libro da tenere con sé, qualora potesse mai venirvi il pensiero di vivere in una società dove voi siete il centro del mondo. Ma, più ancora, Enrico ha creato un libro che potrebbe chiamarsi anche "La diversità spiegata a mia figlia" - a cui l'autore dedica l'opera -, perché bastano parole semplici per spiegare ai bambini che non ci sono differenze, se non quelle che noi decidiamo di vedere.

La presentazione di "Tutti gli amici di Anna" il 22 febbraio 2014 alla libreria Ubik di Napoli. Da sinistra, Carla Marcone (scrittrice della scuderia Scrittura & Scritture), io, Eliana Corrado, Enrico Pennino e Chantal Corrado (Eliana & Chantal sono le editrici di Scrittura & Scritture).

Ieri sera, alla Ubik di Napoli, ho avuto l'onore di essere la madrina di "Tutti gli amici di Anna" ed è stato un immenso piacere chiacchierare con Enrico Pennino, uno scrittore che, benché non ami definirsi tale, ha tutte le carte in regola per esserlo, e alla grande. Forse gli manca solo la megalomania che caratterizza certi scrittori (ed è meglio così, secondo me...). 

È sempre bello incontrare chi c'è dietro le parole che leggiamo. Qualcuno ha detto che leggere è l'incontro di due solitudini, quella dello scrittore e quella del lettore, entrambi soli in due momenti differenti della vita del libro. Ebbene, quando si incontrano lettori e scrittori si annullano, con un colpo solo, le due solitudini.
Ieri, poi, si è aggiunto un altro tassello che, le persone che amano i libri come me, non possono non adorare: incontrare la casa editrice.

Non so se si è capito, ma ieri è stata proprio una bella serata... :-)

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