Fatemi espandere l'anima...

Scrivere - io su Instagram

Ho ricordi molto belli legati alle persone che ho conosciuto nel corso del tempo facendo quello che faccio.

[mestiere? professione? forse, più semplicemente, passione].

I ricordi più belli sono quelli legati alle emozioni umane che mi hanno toccato, in un modo o in un altro.
Nel corso degli anni, con alcune persone, si è creato un vero rapporto di amicizia e di reciproca comprensione che ci permette ogni volta di essere contenti di vederci.

[come quelle scarpe che ci vanno comode e poi, per un motivo o per un altro, non le mettiamo per un po', poi quando le ritroviamo, hanno conservato perfettamente la forma del nostro piede, con i monticelli e gli avvallamenti, le pieghe...].

Non ho mai guadagnato molto, la maggior parte delle volte niente del tutto, ma è capitato che mi rifiutassi di seguire un evento o uno spettacolo o di recensire un libro. Quando è capitato, a volte è successo perché mi sono sentita personalmente offesa nella mia intelligenza e nella mia professionalità, il resto delle volte le motivazioni sono sempre state legate alla sfera umana. 
Mi spiego. Mi è sempre importato tantissimo che la qualità delle cose che seguissi fosse alta, perché altissimo è l'impegno e la qualità di quello che offro io.

[e non guadagnandoci monetariamente, permettete che abbia preteso di guadagnarci intellettualmente e umanamente?!].

Ma più ancora, sono sempre stata attenta che umanamente non fossi trattata come una pezza da piedi.
Ed è capitato.
Calpestata la mia professionalità ma, più ancora, la mia persona.
Perché dall'altra parte c'era superbia e si credeva che tutto gli era dovuto. Perché probabilmente nel sentire comune i giornalisti guadagnano come direttori di banca e, per questo, possono permettersi 15 telefonate a cui rispondere sempre e solo a monosillabi. Perché, a volte, quando ci si trova davanti un giornalista non lo si vede nemmeno, ma si guarda all'idea che si ha dei giornalisti in generale, quindi poco più che avvoltoi incompetenti che devono essere presi a calci sui denti non appena si ha l'occasione.

[e a volte è vero, e lo dico io che dei giornalisti conosco anche quello che non scrivono sui giornali. Ma non sempre, non tutti, e certamente non io! E pensare che io ho sempre scritto di cultura, non di cronaca nera o di politica...].

Non ho permesso che ci fossero seconde occasioni.
Perché io so chi sono, ma non lo faccio pesare agli altri con la superbia.
Perché io guardo alla persona che ho davanti e non all'idea che mi hanno detto di farmi di lei.
Perché io parlo con la gente sperando di trasmettere sempre qualcosa. Sempre.

Più o meno un anno fa ho lasciato l'ultimo giornale per cui scrivevo.
C'è crisi e la mezza ricarica telefonica che ti facciamo al mese non te la possiamo fare più, ma se vuoi, sei la benvenuta, puoi scrivere tutto quello che vuoi, eh... [e ci mancherebbe!]
In pratica, il piede che si avvicina per pulirsi addosso a me al rallentatore, ma stavolta ho fatto in tempo a scansarmi. E niente, amici (?) come prima.

Poi, siccome io senza scrivere non so stare, questo spazio è diventata la mia stanza in cui entrare a fine giornata, indipendentemente dalle notizie nere del telegiornale, delle piccole e grandi nuvole che mi circolano sulla testa ogni giorno.
Perché i libri, la letteratura, in fondo, fa anche questo, ci tiene lontano dalle asprezze della realtà.

E' anche per stare ad una giusta distanza dalla realtà che ho deciso di scrivere finalmente di libri, la cosa che amo e che mai ha trovato spazio nei giornali e nei siti per cui ho scritto.

[mi dovevo accorgere che qualcosa non andava da questo, dite?!].

Non sono stupida e anche per questo universo libresco avevo messo in conto asprezze e amarezze, superbia e "lei non sa chi sono io", facce storte e invidie. Tutto, insomma.
Meno l'ignoranza.

L'ignoranza che non fa capire che questo è il mio spazio e non sono dovuta a pubblicare qualsiasi cosa.
L'ignoranza che non fa vedere che faccio tutto gratuitamente e scelgo con cura i progetti da appoggiare e che, quindi, se scrivo/appoggio qualcosa, vuol dire che mi piace e ci credo.
L'ignoranza che non fa guardare nella giusta prospettiva il fatto che, sì, state sul Corriere del Mezzogiorno,  su Repubblica, sul Tg3 e tutto il resto appresso, ma dovreste comunque capire che, se i vostri libri non li recensisce nessuno ma parlano solo dell'evento del momento, difficilmente resterete su questa onda.

[e ora mi spiego tante, ma tante cose...].

Così come quando scrivevo per i giornali, anche da quando ho il blog ho incontrato persone che mi hanno fatto espandere l'anima al solo parlarci e questo è il compenso maggiore che io possa mai chiedere.

Per inciso, non ce l'ho con qualche casa editrice che non mi ha mandato un testo [succede rare volte e non me la prendo mai, anche perché sono spinta sempre dalla curiosità e non ho nessun problema a soddisfarla comprando da me il testo] o che si è rifiutata di concedermi udienza.

Io parlo di atteggiamento, di lontananza, di poca cura di un dettaglio che compromette, alla resa dei conti, tutta l'impressione che si dà.


Commenti

  1. anche io ho collaborato per parecchio tempo con alcuni giornali locali. perciò capisco perfettamente il tuo punto di vista e sottoscrivo: parola per parola.
    speriamo che vengano tempi migliori, per gli amanti della scrittura

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    1. Speriamo in tempi migliori, davvero... ^_^
      Intanto, continuiamo a scrivere!

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