San Gabriele di Federico Garcia Lorca


A Don Agustin Viñuales

Un bel ragazzo di giunco,
vita snella, larghe spalle,
pelle di notturna mela,
bocca triste e occhi grandi,
fibra d'argento rovente,
va per le deserte strade.
Le sue scarpe di vernice
rompono il vento di dalie,
con i due ritmi che cantano
brevi lutti celestiali.
Nessuna palma gli è pari
lungo la riva del mare,
né sovrano incoronato
né sole o stella vagante.
Quando la testa reclina
sopra il suo petto di diaspro,
la notte cerca pianure
perché vuole inginocchiarsi.
Chitarre suonano sole
per San Gabriele Arcangelo,
domatore di colombe
e antagonista dei salici.
San Gabriele: il bimbo piange
dentro il ventre della madre.
Non scordare che i gitani
ti hanno regalato l'abito.
il bimbo canta nel seno
di Anunciacion sbalordita.
Tre chicche, mandorle verdi,
tremano nella vocina.
San Gabriele ormai nell'aria
con una scala saliva.
E le stelle della notte
divennero semprevivi.

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