Recensione: La dolcezza può far male di Daniela Volonté


Quando leggo un bel libro, mi affeziono all'autore/autrice e alla sua scrittura e, in quel preciso istante, vorrei avere sotto mano tutta la sua produzione letteraria, per ritrovare ancora quel ritmo, quell'originalità, quella piacevolezza che mi ha fatto rilassare durante la lettura.

Quando ho iniziato a leggere "La dolcezza può far male" [Newton Compton Editori] di Daniela Volonté ho cercato ancora quello che avevo trovato in "Buonanotte amore mio", il suo bestseller, che io avevo letto e amato già quando si chiamava ancora "L'amore nei piccoli gesti", perfetto già in selfpublishing. 
Ho cercato e mi è dispiaciuto non trovare quella freschezza e originalità che tanto avevo apprezzato.

Il racconto della storia di Gabriele Neri, trentenne bello e di successo, inizia con tensione e un colpo di scena drammatico che potrebbe cambiare tutta la sua vita. Lo ritroviamo tre anni dopo, di cattivo umore, che allude ad un colpo di scena che, alla fine, non c'è stato. O meglio, c'è stato un colpo che non ha il coraggio di essere drammatico fino in fondo.
Cassandra Accorsi la conosciamo mentre viene lasciata dal fidanzato, per qualcosa di squallido e meschino ma che non riesce veramente ad andare fino in fondo allo squallore e alla meschinità.
I due si incontrano, un bell'incontro, con del potenziale narrativo che però si conclude piattamente.
E così tutto il romanzo.

La storia accende i riflettori sulla patologia del diabete - sarà quella, ironicamente, la dolcezza che fa male del titolo? - ma, nonostante i patemi del protagonista che non vuole accettare la sua nuova condizione di diabetico, non è riuscita davvero a farmi entrare in sintonia né con i sentimenti descritti né con i protagonisti.

Peccato, davvero.
Daniela Volonté è una scrittrice promettente, a mio parere, e probabilmente questa è solo una storia che, nonostante la sinossi accattivante, non mi ha colpito particolarmente.
Buona la prossima, speriamo.

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