Recensione: Due come loro di Marco Marsullo


Da qualche anno, ho un interesse sempre vivo per libri che raccontano i confini, tra il Bene e il Male, tra il Paradiso e l'Inferno, tra la Terra e il cielo, tra l'odio e l'amore.
Un libro come "Due come loro" di Marco Marsullo [Einaudi Stile Libero Big], mi sembra ovvio, non poteva che suscitare tutto il mio più fervente entusiasmo e sono felice di non essere stata delusa.

Shep ha un lavoro molto insolito, se così vogliamo definirlo: è presente nell'ultimo attimo prima che qualcuno decida di suicidarsi. In qualsiasi modo possa avvenire l'atto, lui si trova lì e parla con chi ha preso la decisione. A volte persuade la persona a ripensarci, altre volte non può che approvare la scelta di farla finita. A seconda dell'esito, un punto va o a Dio o a Satana. E Shep da che parte sta? In verità, lui lavora per tutti e due, all'insaputa di tutti ovviamente, e non parteggia per nessuno.
Lo stesso Shep è stato su un cornicione, prima di iniziare questo suo bizzarro lavoro, e ha visto la sua vita sprofondare negli abissi più neri e cercare di risalire.

Quello che mi è piaciuto più di tutto, di questa che potrebbe sembrare una favola tra Bene e Male, tra angeli e diavoli, è l'introspezione psicologica che Marsullo fa del protagonista e, con pochi e magistrali tratti, anche dei personaggi che gli stanno attorno.
Lo stile è secco e deciso, brutale e, per certi versi, volgare, ma ha un fascino magnetico a cui non è possibile resistere. Ogni frase è come l'ultimo tiro alle infinite sigarette di Shep, intensa e definitiva, prima di essere gettata con malagrazia e calpestata col tallone della scarpa.
Ci sono brani che vi schiaffeggeranno senza chiedere scusa e il finale è un pugno che non avete visto arrivare. Terribilmente profondo.

Confesso - e parlando di Bene e Male, mi pare azzeccato - di non aver mai letto niente di Marsullo prima d'ora, ma questo, per me, è un inizio col botto.

Leggete "Due come loro" se, al di là della storia simpatica e cinica, avete bisogno di sentir risuonare in testa delle frasi tagliate col bisturi, perfette e dolorose così come sono.

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