Recensione: Grande Era Onirica di Marta Zura-Puntaroni


Ci sono libri che diventano il post-it che ho appuntato sulla fronte finché non riesco a leggerli e a gettarmici dentro per riemergere, poi, senza post-it e alla ricerca di una nuova ossessione.
"Grande Era Onirica" di Marta Zura-Puntaroni [minimum fax] era il mio post-it tra le liste di libri da leggere (sì, liste, al plurale...), poi l'ho avuto tra le mani e l'unica cosa che sono riuscita a fare è stata arrivare fino in fondo, un po' come fa la protagonista con le sue dipendenze e ossessioni.

La protagonista, Marta, è figlia della borghesia benestante, vive a Pisa dove frequenta Lettere all’università. A lezione non fa fatica a seguire e studia la metà degli altri, rendendo il doppio e questo le dà modo di riflettere. Marta segue le sue piccole e grandi dipendenze e, nei meandri oscuri in cui la conducono, spesso, ritrova un pezzetto della vera se stessa, quella persona sommersa dai rumori di fondo, dalle paure, dalle voci fuori campo poco importanti. Attraverso tutto il libro, insieme a Marta, compiamo un viaggio prima in discesa e poi in pianura, alla ricerca di un equilibrio che, a ben guardare, è merce davvero rara per la maggior parte di noi, ma la differenza con Marta è che lei ammette di non essere equilibrata e chiede aiuto, agli psichiatri, ai farmaci, il suo coraggio e la sua rivoluzione sta tutta lì.

Nella perdita del contatto con la realtà, Marta continua a conservare pochi - pochissimi, in verità - punti fermi, uno di questi è l’amicizia con la Ste, fatta di quella complicità che non si fa tante domande ma semplicemente esiste. Le Grandi Ere Oniriche sono legate alle dipendenze di Marta, dal Martini alle sigarette, passando per gli psicofarmaci, l’insonnia e l’anorgasmia. A mio parere, però, la più grande dipendenza di Marta è la ricerca dell’amore, prima col Poeta e poi con l’Altro.
Un amore che non è mai romantico ma è àncora gettata nella confusione, è ricerca all'interno del pellegrinare di un giovane animo che tenta di trovare la sua forma.

La storia di "Grande Era Onirica" può piacere o meno, il mondo raccontato può affascinarci o possiamo trovarlo odioso, ma la scrittura con cui l'autrice esprime tutto ciò è la vera magia di questo testo d'esordio che ha la lievità e la forza di una bella promessa. Ogni frase è finemente cesellata, ogni concetto è preciso, chirurgico nel suo arrivare dritto al punto, al nostro cervello, e là conficcarsi.

Marta Zura-Puntaroni è esordiente come scrittrice (di libri) ma il suo modo di esprimersi mi era già noto nel suo blog, Diario di una snob. In "Grande Era Onirica", però, quello stesso stile si veste di solennità, di quell'autorevolezza del raccontare che incolla il lettore alla pagina. O almeno, a me è successo al di là di tutti i possibili dubbi che potevo avere (o non avere) prima di iniziare la lettura ed è stato bello. Ve lo consiglio e vi consiglio di tenere le antenne alzate per le prossime possibili produzioni di questa giovane scrittrice italiana.

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