Recensione: Il rimedio miracoloso di H.G. Wells


Come scelgo i libri da leggere? Di solito, se non conosco l'autore, deve essere qualcosa nella storia raccontata dalla sinossi ad attrarmi.

Nel caso di "Il rimedio miracoloso" di H.G. Wells [Fazi Editore], conoscevo l'autore come il creatore di tutta una serie di libri di fantascienza quali "La macchina del tempo", "L'uomo invisibile", "La guerra dei mondi", per citarne solo alcuni, quelli più famosi da cui sono stati tratti anche dei film. Ma sono stata attratta anche da qualcosa nella trama che mi ha fatto intravedere un romanzo di formazione e delle mirabolanti imprese. E ho avuto ragione.

"Il rimedio miracoloso" è, infatti, il racconto in prima persona della vita di George Ponderevo, il figlio di una governante inglese che presta servizio presso una dimora nobiliare nelle campagne non molto distanti da Londra. George non ha mai conosciuto suo padre e quando arriva il momento di dargli una formazione, sua madre lo porta prima da un cugino fornaio che però non ha niente da insegnargli se non una fede bigotta e opprimente, e poi dal fratello del padre, Edward Ponderevo, un farmacista di Wimblehurst. Fin da quando lo vede per la prima volta, George sa che con lo zio farà grandi cose. Si attacca subito con sincero affetto, ricambiato, alla moglie di Edward, Susan e resta con loro per il suo apprendistato in farmacia. 

«Nella campagna inglese della mia infanzia tutti gli esseri umani avevano un "posto". Ti apparteneva dalla nascita, come il colore degli occhi, era inestricabilmente il tuo destino. Sopra di te stavano i tuoi superiori, sotto di te stava chi ti era inferiore e c'erano addirittura alcuni incerti, strani tipi così discutibili che era possibile, se non altro ai fini della vita quotidiana, considerarli tuoi pari».

Il racconto di George si snoda dalle prime lezioni alla scoperta di una inaspettata propensione scientifica che lo porta a studiare a Londra. I capovolgimenti della fortuna, gli imprevisti, la sorte a volte benevola e a volte meno sono tutti elementi con cui il protagonista di questa storia deve avere a che fare per sopravvivere e per diventare un uomo. 

«Pensavo che Londra fosse solo una città di campagna più grande dove i nobili possedevano delle residenze e facevano gli acquisti più importanti sotto la magnifica ombra della più grande di tutte le gentildonne, la regina».

Dal canto suo, lo zio Edward ci mette lo zampino inventando un corroborante miracoloso, il Tono-Bungay che, in brevissimo tempo lo rende ricchissimo. George vive la sua vita e la racconta anche con i sentimenti che la hanno caratterizzata, soprattutto l'amore, prima per sua moglie Marion e poi per Beatrice. Ogni avvenimento ha per George uno spunto di riflessione sulla vita e, alla fine, il viaggio sembra compiere un giro completo.

Un romanzo di formazione in piena regola, ma senza nessuna morale da voler insegnare, solo il racconto che cambia tono man mano che George cresce e matura intellettualmente e sentimentalmente, lasciando a chi legge il privilegio di riflettere insieme a lui. La scrittura di Wells è il vero tesoro di questo libro (tradotta senza sbavature da Chiara Vatteroni): la voce del protagonista si insinua nella testa del lettore e gli permette di sentire quello che sente lui. Non c'è niente di superfluo nel racconto dei suoi dubbi, dei suoi dolori o delle sue gioie.

Ho adorato tutta la spiegazione sulla divisione di classe vigente in Inghilterra ancora agli inizi del '900: l'ironia di Wells mi ha fatto immaginare una Downtown Abbey vista attraverso gli occhi di un ragazzino di dodici anni molto curioso e discolo.
Inoltre ho scoperto che anche uno scrittore considerato di fantascienza può saper parlare d'amore, e in questo romanzo Wells descrive un amore totalizzante, struggente, autodistruttivo perché, in fondo, troppo ancorato a una realtà che non fa sconti.

«Tutto quello che so dell'amore, tutto quello che ho sognato o imparato dell'amore l'ho messo in questi giorni per te. Tu pensi che potremmo vivere insieme e continuare ad amarci. No! Per te non avrò vane ripetizioni. Hai avuto il meglio e tutto di me».

Mi sono affezionata a George, alle sue disavventure, alla sua ricerca d'amore, al suo essere un sognatore e un disilluso allo stesso tempo.
Leggete "Il rimedio miracoloso" se volere ripercorrere le diverse fortune di un uomo che non ha mai abbandonato il suo desiderio di creare, scoprire e vivere.

[libro omaggio della casa editrice]

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