Recensione: Ho sposato un maschilista di Joanne Bonny



Non è facile oggi essere femminista, né parlare di femminismo.
Vi confesso che in alcuni contesti io ho il terrore di pronunciare qualsiasi parola che possa associarsi al concetto, per non sbagliare e offendere qualcuno. Usare l'ironia, come a volte mi capita di fare, potrebbe essere fraintendibile e deleterio per la causa, di conseguenza in molti casi è molto meglio tacere.

Ho apprezzato, quindi, chi si è preso la responsabilità di rendere qualche concetto un po' più mainstream usando la semplificazione dell'umorismo e dell'ironia. Sto parlando di Joanne Bonny con il suo romance d'esordio "Ho sposato un maschilista" [Newton Compton Editori].

La storia è fortemente impregnata dai concetti più diffusi nell'epoca della tv generalista: un reality show con un belloccio che cerca moglie e un'orda di fanciulle che si sfidano in gare senza alcuna dignità per conquistarlo. 
Cosa c'è di nuovo? C'è la protagonista, Emma Fontana, che è la direttrice di un magazine femminista e ha l'orticaria di fronte a qualsiasi dimostrazione anche solo accennata di prevaricazione maschile. Cosa c'entra Emma con un reality del genere? Niente, ma suo malgrado si trova coinvolta e, grazie al ferreo proposito di essere niente altro che sé stessa, riesce a spargere in giro concetti femministi  leggeri come petali di rosa.
Joanne Bonny costruisce un romance divertente e leggero, che però strizza l'occhio verso i pregiudizi sia delle femministe nei confronti degli uomini, sia delle donne verso le altre donne.

«Il maschilismo peggiore è proprio quello praticato dalle donne nei confronti delle loro simili».

Io, che di reality show non ne so assolutamente niente - mi sono fermata al Grande Fratello di Pietro Taricone… - mi sono divertita di fronte alle esagerazioni descritte. Salvo poi perdere qualsiasi divertimento nello scoprire che esistono davvero programmi del genere che fanno, anzi, anche di peggio. 


[libro omaggio della casa editrice]

Commenti