Recensione: Una volta è abbastanza di Giulia Ciarapica



«Perché resta solo quel che conta, e conta soltanto ciò che resta. 
Al di là di tutto. Nonostante tutto».

Quando leggo le prime righe di un nuovo libro, ho bisogno sempre di un attimo sospeso in cui entro in confidenza coi personaggi, con la storia. È in quell'attimo che il libro mi conquista o mi perde.

Quando ho iniziato a leggere "Una volta è abbastanza" di Giulia Ciarapica [Rizzoli] mi è sembrato di vedere scorrere davanti agli occhi i fotogrammi di un film nuovo ma i cui sentimenti già sentivo appartenermi. Fin dalle prime righe, infatti, la storia di Annetta, Giuliana, della loro madre, la Fefena, di Valentino insieme a tutti gli abitanti di Casette d'Ete, ha parlato ai ricordi di un'Italia antica eppure recente, un Paese che ho conosciuto attraverso i film, i libri, i documentari in cui si mostra una terra senza maschere, nei volti sinceri e stanchi degli uomini e delle donne che erano sopravvissuti alla Seconda Guerra Mondiale e che avevano un disperato desiderio di ricominciare. 

Il romanzo si apre nel 1945 a Casette d'Ete, una cittadina vicino a Sant'Elpidio a Mare, nelle Marche. La guerra è finita sui campi di battaglia ma la fame e la povertà non danno tregua. Annetta Bettelli ha poco più di vent'anni, è bella e ribelle col suo taglio di capelli à la garçonne; sente di avere il mondo ai suoi piedi, si prende quello che vuole, fosse anche un cesto di pesche rubate in un campo. Sua sorella Giuliana, invece, è timida e riflessiva e pensa solo a lavorare nei laboratori di calzature che sono sopravvissuti alla guerra e che fioriscono in ogni scantinato casettaro. Le due sorelle hanno poco in comune, se non forse un sottile filo di invidia e affetto le unisce. Se non ci si mettesse di mezzo Valentino Verdini, detto Focaracciu, forse il confitto si risolverebbe in un modo o in un altro. Ma la passione è dura da gestire e ci sono parole che non andrebbero mai pronunciate...

"Una volta è abbastanza" è un romanzo corale, ampio nel racconto e nei sentimenti di cui si nutre. Il punto di vista esterno permette di osservare ogni personaggio come una macchina da presa che, planando dall'alto, man mano si avvicina e, dettagli che a prima vista avevamo ignorato, si rivelano alla lente d'ingrandimento. Assistiamo così all'evolversi dell'abbigliamento e del modo di vivere, il lavoro e il profitto iniziano ad assumere le forme moderne e anche il pensiero si fa più complesso, la mentalità nuova riscuote l'orgoglio femminile anche lontano dai movimenti giovanili che avanzano in tutta Europa a metà degli anni '60.
Conosco poco le Marche, confesso, ma nel romanzo di Giulia Ciarapica si delinea il quadro storico e produttivo di una regione che, forse fuori dai centri di potere, non è rimasta inerme a guardare il Paese che si risollevava e ha, anzi, dato la spinta a se stessa per sostenersi grazie all'ingegno moderno e alla manifattura tradizionale.

Annetta, Giuliana e Valentino hanno la caratura dei grandi personaggi da ricordare, complessi e profondi nella loro semplicità, portatori di un fuoco - non a caso Valentino è soprannominato "falò" - che li brucia ma non li consuma: sono descritti come affamati di vita e la vita da loro si fa modellare, mordere ma alla fine si riserva di dare la sua zampata finale.

La scrittura di Giulia Ciarapica, giornalista culturale e blogger, ha la potenza di quelle radici conficcate indissolubilmente nei ricordi, ha le sfumature di sguardi e sentimenti senza tempo, ma, più di tutto, ha la semplicità tale da arrivare dritta al punto: ogni frase, ogni parola è puntellata alla storia e non si immagina come potrebbe essere altrimenti. Ho particolarmente apprezzato l'ambientazione storica descritta a volte con poche ma efficacissime frasi, così come ho trovato eleganti e delicate le scene d'amore e di rabbia, i conflitti urlati ma mai volgari.

"Una volta è abbastanza" è il primo capitolo di una trilogia che, visto l'entusiasmo, non riesco ad immaginare di dover aspettare ancora tanto per leggere. Come mentre leggevo questo libro, presa dalla storia e avida di particolari, ma con la speranza che non finisse mai.




[libro omaggio della casa editrice]

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