La felicità plana dall'alto


Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, 
ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore.

Sono giorni che vedo un falco che disegna cerchi in volo sul bosco di fronte casa mia. 
Vivendo su una collinetta, guardo il falco eseguire i passi della sua atavica danza quasi dall'alto e, quando ad un certo punto scende in picchiata tra gli alberi, mi chiedo sempre su quale preda si stia scagliando. Ma dopo qualche attimo lo osservo ricomparire, pacifico, e riprendere a girare in volo, sull'onda di chissà quale corrente di vento.

Sono giorni che, guardando il falco, mi viene in mente la frase di Italo Calvino [ma sarà davvero sua, alla fine?] e mi sono chiesta come appaiano le cose osservate dall'alto.
Io non so se sono capace di tali slanci di leggerezza, soprattutto per certi macigni che a volte mi pesano sul cuore, ma immagino che debba essere meraviglioso riuscire a distaccarsi a tal punto dalle vicende contingenti e disegnare cerchi di lieve menefreghismo nel cielo.

Che poi, alla fine, di questo si tratta. Di fregarsene del giudizio altrui, di fregarsene delle esistenze altrui, addirittura. E di lasciarsi trasportare dal vento della propria stessa vita.

Dubito che il falco si preoccupi di altri falchi che possono compiere giri migliori dei suoi, o planare su prede più succulente. Lui segue la sua natura e fa quello che deve fare. Perché per noi è così difficile fare lo stesso?

Non lo so, non sono qui per dare risposte, ma per condividere le mie domande e la meraviglia di riuscire ad alzare gli occhi al cielo e di trovare un prodigio della natura che mi suggerisce riflessioni e mi fa tornare la felicità di scrivere.

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