Recensione: Fedeltà di Marco Missiroli



«Con lui aveva intuito che l'infedeltà poteva significare fedeltà verso se stessa.»


Il "prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e malattia" recitato sull'altare il giorno del matrimonio pone l'accento sull'esclusività che i due sposi danno alla propria relazione, da un punto di vista emotivo e fisico. Cosa succede se questa esclusività viene a mancare?

"Fedeltà"di Marco Missiroli [Einaudi] racconta della zona grigia della fedeltà sbiadita, non del tutto mancante, ma di certo non esclusiva, se non verso se stessi e i propri desideri.

«Che parola sbagliata, amante. Che parola sbagliata, tradimento. 
Rispetto a cosa avrebbe tradito?»

Carlo e Margherita hanno un matrimonio solido, un rapporto di complicità radicato, un'intesa sessuale aggressiva e continuamente stimolante. Da dove nasce il desiderio di Carlo per una sua giovane studentessa? Un malinteso che viene a crearsi prima all'università e poi a casa, con Margherita, porta Carlo a ritornare sempre più spesso col pensiero a Sofia, a desiderare prima lei e poi il desiderio di lei, fino a che questo pensiero diventa un'ossessione.
E Margherita? Dopo il dubbio scaturito dal "malinteso" di Carlo con la sua studentessa, Margherita concede al suo pensiero di spaziare e lascia che il suo corpo aneli qualcosa di più da Andrea, il suo fisioterapista, l'uomo che ogni giorno posa le sue mani sul suo corpo per guarirlo e, perché no, risvegliarlo.
Della danza tra Carlo e Margherita sembrano essere spettatori la sorella di lui, Simona, e la mamma di lei, Anna, un personaggio dalla forza incredibile, in grado di offrire mille pensieri sulla vita ogni volta che l'autore la fa comparire sulla pagina. Sullo sfondo ma mai sfocata, Milano con le sue strade, i suoi palazzi signorili, i cortili, le scale di marmo senza ascensore, ma anche la periferia, con la sua fascia di desolazione e degrado.

«Aveva esteso il desiderio oltre il suo matrimonio, se avesse tentato di riconfinarlo avrebbe finito per vivere sua moglie come ripiego. 
Margherita era la felicità, lui lo avvertiva con certezza.»

In "Fedeltà", Marco Missiroli sfida le convenzioni comuni, mette in discussione la solita definizione di amore e di matrimonio e lo fa con una scrittura potente, dal tratto chirurgico ma che non perde occasione per concedersi qualche svolazzo di pura e malinconica poesia di vita.
Perché, alla fine, "Fedeltà" di questo parla, della vita, che non ha un copione scritto e rivisto come le fiction, che non ha sempre il giusto riguardo per i nostri sentimenti e che spesso se ne frega dei nostri sogni e delle nostre aspirazioni.

Questo è il primo libro che leggo dell'autore, attratta dalle premesse che lo definivano "il romanzo della maturità": non so come scriveva prima Missiroli, ma se hanno definita questa la sua maturità di scrittore sono contenta, perché arriva nel momento perfetto per incontrare la mia maturità di lettrice.

Leggete "Fedeltà" senza pregiudizi, lasciatevi trasportare dai periodi modellati, resi perfetti da avverbi e aggettivi evocativi di sensazioni, luoghi, desideri del corpo e dell'anima. Solo così sarete davvero fedeli a un libro bello per quello che è.

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