Recensione: Il guardiano della collina dei ciliegi di Franco Faggiani



«Correvo perché solo così mi sentivo realmente libero, unico, leggero, 
in sintonia completa con il creato.»

Le storie belle, quelle che lasciano un bel sapore nei pensieri, si possono trovare ovunque, basta saper guardare. Ne "Il guardiano della collina dei ciliegi" di Franco Faggiani, edito da Fazi Editore, c'è una bella storia, una di quelle a cui, una volta arrivati all'ultima pagina, penserete ancora. O almeno, io ci sto pensando anche adesso.

Ispirato ad una storia vera, il romanzo dell'autore de "La manutenzione dei sensi" si basa sulla curiosa vicenda del maratoneta olimpico Shizo Kanakuri che, durante i Giochi Olimpici di Stoccolma nel 1912, mentre gareggiava in rappresentanza del Giappone, si addormentò e si risvegliò a gara terminata. Nel 1967 il Comitato Olimpico gli diede la possibilità di completare la gara, ascrivendo il suo tempo nei record, con una maratona conclusa in 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti e 20 secondi.

«Comincia dall'inizio e vai avanti fino alla fine.»

La trama prende avvio da questo evento per narrare in maniera romanzata la vita straordinaria di un uomo la cui pace era sempre stata alimentata dalla corsa tra la natura, nei suoi amati boschi, a contatto con gli spiriti della terra. Il trasformare quella che per lui era una necessità in uno sport codificato e regolamentato, aveva disconnesso il giovane dal piacere della corsa e dal suo vero io.

«Correre restava la mia forma di preghiera.»

Lo Shizo Kanakuri raccontato da Faggiani è un personaggio che porta con sé il silenzio dei rigidi inverni giapponesi, che pratica la quieta osservazione dei petali che cadono dagli alberi di ciliegio, che si tormenta per la mancanza d'onore e che baserà la sua intera esistenza sulla fiducia, la lealtà, l'integrità e il rispetto.
Dopo essersi risvegliato dall'improvviso sonno ed essersi reso conto di aver miseramente tradito la fiducia che il suo Paese aveva riposto in lui, Shizo si dà alla fuga insieme a un connazionale conosciuto durante il viaggio verso la Svezia. Da lì seguiranno anni di fatica, dolore, resistenza, fino all'arrivo a Rausu, sulla costa nord dell'isola di Hokkaido, dove la severità della natura saprà ricompensare il giovane con un'inaspettata dolcezza dell'esistenza. Qui diventa il guardiano della collina dei ciliegi.

«Ognuno di noi ha un'altra persona o una divinità a cui deve comunque rendere conto. Io dovevo portare rispetto ai ciliegi yamazakura. 
Perché erano sacri e io ero il loro custode.»

Anche sulla collina dei ciliegi arriverà il dolore, ma l'accettazione della natura, non solo degli alberi, ma soprattutto umana, allevierà la sofferenza di Shizo ormai anziano.

Mi sono sorpresa ad aspettare con piacere il momento di immergermi nelle pagine di questo libro, magari la sera, per lasciarmi accarezzare dalle immagini delicate e, allo stesso tempo, potentissime evocate dalle parole di Faggiani. Non ho potuto fare a meno di associare la leggerezza della fioritura dei ciliegi e la furia del mare che si abbatte sulle scogliere alla musicalità di certi haiku e alla poesia di quei dipinti che mai riuscirei a descrivere a parole.

Nella sua accurata cesellatura, la scrittura di Franco Faggiani suscita un profondo sentimento di empatia per la vita di quest'uomo, divenuto personaggio suo malgrado. Come una melodia lieve e un po' malinconica, la vicenda di Shizo Kanakuri continua a risuonare nella mia testa da quando ho terminato di leggere il libro, e mi suscita un sorriso e la speranza che anche la vicenda umana del vero Shizo abbia avuto momenti di tale lirismo e dolcezza.

«Il mondo non è quello che sogniamo ma quello che è. Non ci sono utopie.»


[libro omaggio della casa editrice]

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