Recensione: Il piano inclinato di Matteo di Pascale



Parlare di crisi del lavoro, in Italia, è diventato lo sport nazionale.
Si parla di quello che non c'è, di quello che c'è e non funziona, di quello che si vorrebbe e non si ha. Quando tutti questi argomenti non danno più soddisfazione, si punta il dito verso quelli che hanno rinunciato a lottare e hanno lasciato la barca alla deriva: di quelli, insomma, che sono andati all'estero in cerca di miglior fortuna.

"Il piano inclinato" di Matteo di Pascale [Las Vegas edizioni] parla proprio di questo, di un giovane, Francesco, che lavora ad Amsterdam come pubblicitario riscuotendo anche un discreto successo. Ha molti più soldi di quanti possa mai spendere in infinite serate per i locali a ballare, a bere e a portarsi a casa ragazze sempre diverse. Sono cinque anni che Francesco vive lontano da casa, da Milano, e che ogni volta che ritorna in Italia ascolta i luoghi comuni e le lamentele dei suoi amici, bloccati in situazioni lavorative senza sbocco ma che non hanno il coraggio di abbandonare.

Matteo di Pascale racconta la velocità con cui Amsterdam fagocita i sogni, i desideri e le persone, facendo passare un tempo sfalsato rispetto a quello di una vita normale. È tutto troppo e sono tutti troppo su di giri, anche Francesco che, però, ad un certo punto si perde: non sa più perché se ne è andato dall'Italia, non sa più perché ad un certo punto ha iniziato a scrivere testi per le pubblicità quando invece voleva scrivere racconti, non sa più che direzione dare ai suoi desideri.

«Per un attimo pensò che casa era quel ponte su cui erano appena passati, quella stretta sul braccio, quella voce dolce che sembrava lo amasse.»

Sono quasi cinque anni che vivo all'estero e, almeno una volta, da quando non sono più in Italia ho vissuto alcuni dei dubbi che attanagliano Francesco. Lui trova una risposta? L'ho trovata io? E chi può dirlo. Gli expat sviluppano dei metodi di sopravvivenza e di adattamento che non sono semplici da spiegare a parole.
"Il piano inclinato" è una storia moderna, attualissima, scritta in modo da farci partecipare dall'interno ai conflitti di un giovane come ce ne sono tanti.

Non so dirvi se questo libro mi è piaciuto perché sono un'expat anche io o perché veicola un messaggio che è come una pacca sulla spalla a chi si sente perso, o forse è per tutti e due i motivi. 
Il piano inclinato del titolo è la situazione in bilico in cui tutti decidiamo di porre le nostre vite, una volta o l'altra, sperando che le biglie in caduta si arrestino prima o poi, solo per il gusto di farle rotolare ancora alla prima occasione.


[libro omaggio della casa editrice]

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