Recensione: Il club delle pecore nere di Pierpaolo Mandetta



«Quando sei una pecora nera, trovare i tuoi simili ti fa sentire finalmente normale.»

Emigrare dal Sud al Nord Italia, per molti costituisce un traguardo di realizzazione: si esce dalla provincia con tutti i suoi pregiudizi, si pretende di realizzare tutti i sogni come se si approdasse nel paese delle meraviglie, si cerca di vivere sempre a mille all'ora. La realtà è diversa.

Lo sa bene Samuele, il protagonista di "Il club delle pecore nere" di Pierpaolo Mandetta [Rizzoli] che da Trentinara, un paese del Cilento, si trasferisce a Milano e viene risucchiato dal meccanismo della grande città. È per questo che in "Dillo tu a mammà", il precedente libro di Mandetta, torna al paesello per ritrovare se stesso e cercare di non distruggere la sua storia con Gilberto. E ci riesce, perché questo nuovo capitolo della vita di Samuele si apre il giorno del suo matrimonio, mentre l'uomo della sua vita lo aspetta all'altare, o davanti all'ufficiale di stato civile che celebrerà l'unione, ma il concetto è quello e ha il profumo di "per sempre".
Nel nuovo romanzo dell'autore - seguitissimo sui social e sempre disponibile a regalare consigli e dritte nella sua posta del cuore -, però, ci saranno tre voci predominanti: oltre a quella di Samuele, scrittore che è appena approdato in libreria con il suo nuovo libro e combatte con le vendite non proprio idilliache; quella di Nicole, figlia della Milano bene e spogliarellista per combattere i pregiudizi e le imposizioni di una madre troppo rigida; e Ivan, manager brillante nell'organizzazione di eventi e drogato di adrenalina (e non solo) per combattere i brutti momenti del passato. 
I tre convivono alla meno peggio, quando all'improvviso piomba nelle loro agende scombinate Rocco, tredicenne prima loro vicino di casa e poi abbandonato dalla mamma depressa. Sembra non esserci posto per un adolescente in mezzo a tre trentenni che non hanno ancora trovato uno scopo nella vita, ma la vita, si sa, si diverte a scombinare le carte.


«Soldi. A questa generazione web non frega altro. se vendi, allora vali. Se racimoli visualizzazioni, allora sei famoso. Se ottieni pubblicità sul tuo blog, allora ti si aprono possibilità. Sembra che i contenuti, la sostanza emotiva delle cose, abbia smesso di contare.»


Seguo Pierpaolo Mandetta su Facebook dai tempi di "Cuore satellite" perché la sua scrittura, quando la leggi, ti fa sentire la voce di una generazione un po' persa, spesso indecisa, sicuramente ironica, consapevole di dover combattere per ogni piccola o grande conquista quotidiana. Ne "Il club delle pecore nere" ho sentito quella voce forte e chiara, mentre delineava il quadro di una situazione diffusa tra i trentenni, persi in ritmi che impongono tappe che spesso non sentono come proprie, ma che seguono per non rimanere indietro: il lavoro, l'amore, la casa, la vita fuori dalla famiglia di origine, il matrimonio. In questo romanzo a tre voci, si sentono le scosse della ribellione a codici non scritti della società che, questa sì, non sta al passo dei sentimenti, dei sogni, delle aspirazioni di una generazione che cerca di non andare in pezzi.

Samuele, Nicole e Ivan vivono vite che i loro genitori non hanno scelto e non avrebbero mai immaginato per loro e, per questo, ne subiscono il giudizio e il pregiudizio. Pagano la loro indipendenza con la solitudine, la loro libertà col dolore di disattendere alle aspettative e all'amore di chi gli sta attorno.
Non è facile leggere così tante dolorose verità racchiuse nei pensieri di questi personaggi che, chi più e chi meno, ci sembra di aver incontrato fuori dalle pagine di carta di questo libro. Più volte durante la lettura avrei voluto abbracciare Samuele, dire a Nicole che poteva anche mollare la presa ogni tanto, rassicurare Ivan che esistono amori incondizionati più forti di qualsiasi abisso.
Pierpaolo Mandetta, con uno stile schietto e senza fronzoli, ha saputo trasmettere al lettore le emozioni condivise da buona parte di una generazione che ha perso i punti di riferimento della famiglia, della tradizione e della stabilità emotiva ed economica. Nonostante il finale mi sia sembrato  un po' frettoloso, tutto il romanzo è ricco di profonde riflessioni che non mancano di suscitare turbamento e, nel mio caso, anche commozione.

Leggete "Il club delle pecore nere" perché, in fondo, poco importa cosa abbiamo fatto della nostra vita: in una qualche dimensione della nostra consapevolezza, saremo sempre pecore nere e, per questo, liberi di essere pienamente noi stessi.


«Sai proprio farci con le parole, Sam. È così strano che tu voglia lasciare la scrittura. Forse siamo tutti propensi a lasciare in qualche modo le cose che amiamo, perché quando l'amore ci inghiotte totalmente ci sembra di perdere noi stessi. Ma l'amore dovrebbe essere una vittoria.»



[libro omaggio della casa editrice]

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