Recensione: La misura imperfetta del tempo di Monica Coppola



La famiglia è il luogo più bello, più magico e più terribile che si possa immaginare.
Lì trovano terreno rigoglioso - grazie al più potente fertilizzante del mondo, l'amore - i segreti, le bugie, le invidie, le incomprensioni. Eppure, l'unica soluzione è l'amore.

In "La misura imperfetta del tempo" di Monica Coppola [LasVegas edizioni] una famiglia tutta al femminile si nasconde dietro mille segreti per poi venirsi incontro nell'unico modo possibile: semplicemente amandosi.

C'è la nonna Zita, che ha perso il suo Tore e che ora vive da sola cercando di far sgusciare un po' di vita e di vitalità che ancora le restano, attraverso la rete a maglie fitte che la nipote, Mia, le ha intessuto attorno. Del resto, Mia ha ventidue anni e cerca di avere il controllo su ogni cosa: su se stessa, sul suo corpo e sulle sue emozioni, su sua nonna e sul suo amico Andrea, perché è stata lasciata senza controllo dall'unica persona che avrebbe il diritto e il dovere di avere un qualche ascendente su di lei: sua madre. Ma Lara vive a Milano, è una manager in carriera, anche lei in perenne lotta per il controllo su ogni aspetto della sua vita, ed è fermamente decisa a rimanere quanto più lontana possibile da Torino, da sua madre e da sua figlia. Quando saranno costrette a trovarsi faccia a faccia, l'impatto tra le incomprensioni e la verità sarà terribile e meraviglioso allo stesso tempo.

«È scattato qualcosa. Ho pensato che forse avevo un'altra opportunità. Avevamo. Tutte e tre. Per andare avanti o ricominciare. Hai presente quando in una frase la virgola è al posto sbagliato? Tu leggi e il significato ti sfugge. Non lo capisci. Ma se quella virgola la sposti, le fai accarezzare una parola al posto di un'altra, all'improvviso tutto si illumina. E tu, finalmente, comprendi.»

Monica Coppola dispiega davanti agli occhi del lettore una narrazione intensa e scorrevole, che avvince alla storia grazie alla caratterizzazione precisa e coinvolgente dei personaggi. 
Non c'è stata una sola pagina in cui io non mi sia sentita vicina alle emozioni di Mia, di Zita o di Lara. Mi sono lasciata stupire, colpire, consolare e, infine, accarezzare dalla vicenda e dal suo profondo valore umano. Il finale ha la bellezza della prima neve che cade soffice rendendo impalpabili e invisibili anche le cicatrici più marcate.

Niente è banale o superficiale ne "La misura imperfetta del tempo", perché se è vero che il tempo cura le ferite, ci sono tasselli che si incastreranno sempre in maniera imperfetta, proprio a causa di quella piccola crepa che rende la bellezza delle cose - e della vita - ancora più splendente.



[libro omaggio della casa editrice]

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