Recensione: L'audace colpo dei quattro di Rete Maria che sfuggirono alle Miserabili Monache di Marco Marsullo


Chi lo ha detto che, ad una certa età, si devono appendere al chiodo la voglia di vivere, di divertirsi e di combinare guai? Ma soprattutto, chi lo ha detto che i guai, ad un certo punto, non si presentino a chi magari ha vissuto tutta la vita a evitarli?

"L'audace colpo dei quattro di Rete Maria che sfuggirono alle Miserabili Monache" di Marco Marsullo [Einaudi], uscito nel 2014, racconta di quattro energici personaggi di una certa età che, lungi dal rassegnarsi al passare del tempo, cercano ogni occasione per mettersi in gioco e creare situazioni comiche al limite del surreale.
«Mi chiamo Dino Agile (piacere: mio, voi vi ricrederete presto), ma tutti mi chiamano Agile. Lo so, come soprannome fa un po' schifo, poi di agile ormai ho solo la lingua quando parlo, e a volte nemmeno tanto.»
Agile, Guttalax, Rubirosa e Brio alloggiano a Villa delle Betulle, una casa di riposo vicino Roma gestita dalle "Miserabili Monache dell'ordine di santa Lavinia d'Oriente" e, oltre a farsi compagnia, progettano piani per sfuggire al controllo delle suore e dei medici, schivano i dispetti degli altri residenti e creano una bolla di divertimento, comprensione e malinconia in cui solo loro possono entrare.
Brio odia padre Anselmo da Procida, il sacerdote che recita il rosario della sera su Rete Maria con un evidentissimo difetto di pronuncia - una sibilante zeppola - e progetta un'incursione nell'emittente vaticana per metterlo al tappeto - possibilmente con un pugno -, impadronirsi del microfono e recitare un rosario come il Signore comanda. Una gita organizzata dalle Miserabili Monache è l'occasione perfetta per tentare di realizzare il malefico piano, ovviamente con la complicità e l'aiuto dei suoi fedeli amici.
«Padre Anselmo da Procida è l'occasione per prendersi qualcosa senza dover chiedere il permesso. E le occasioni vanno sempre colte, anche se hai quasi ottant'anni e ti restano dieci minuti di vita. Sono i rimpianti a farti morire, nient'altro.»
Ma Agile, la nostra guida per tutta questa mirabolante avventura, ha un piano nel piano: ritrovare la ragazza che cinquant'anni prima lo aveva lasciato dopo essersi giurati amore eterno.
Riusciranno i nostri eroi a far pagare a padre Anselmo l'affronto di rovinare il rosario serale con la sua fastidiosa zeppola? Agile ritroverà il suo amore perduto e idealizzato per tutta la vita?
«Io non lo so cosa c'è dopo la morte, quasi di sicuro buio eterno e più niente di niente, ma ci voglio ricordare così, noi quattro. E nelle prossime ore succeda pure quello che deve succedere. Amore, guerra e morte non saranno mai paragonabili a questo momento.»
Marco Marsullo costruisce un racconto ironico, cinico, senza nessuna ipocrisia o commiserazione per l'età dei protagonisti, ma si riserva di suscitare emozioni che, a ben guardare, sono tutte a carico del lettore, quasi a dire che, se ridete, vi commuovete, vorreste abbracciarli, è tutto solo a causa vostra, dei vostri pregiudizi nei confronti della terza età e del vostro essere rammolliti. Anche perché i nostri quattro non hanno proprio niente dei vecchietti come siete abituati ad immaginarli.

Marsullo - la cui scrittura ho già avuto modo di apprezzare in "Due come loro" - ha tutte le carte in regola per essere una delle penne più valide e affascinanti del panorama narrativo italiano.

Leggete "L'audace colpo dei quattro di Rete Maria che sfuggirono alle Miserabili Monache" perché una storia così vi scorrerà dagli occhi al cuore e vi lascerà cambiati, pieni della consapevolezza di esservi appena imbattuti in una scrittura fuori dagli schemi.

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