Recensione: Eleanor Oliphant sta benissimo di Gail Honeyman


Vi è mai capitato di vedere un libro ovunque, di sentirvi attratti ma di sapere che non è il momento di leggerlo?
A me capita, di tanto in tanto, e quando poi sento di voler entrare in quella storia, a volte è una delusione e altre volte vale la pena aver aspettato.

Con "Eleanor Oliphant sta benissimo" di Gail Honeyman [Garzanti] è valsa decisamente la pena aspettare per far passare il polverone mediatico e dare importanza solo alla storia, che è l'unica cosa che conta sempre veramente. E ho capito anche il perché di tale successo: questo libro è un gioiello.
Commovente, poetico, straziante in alcuni brani, 
sempre e solo profondissimo e saggio.
Se può essere vero che nessun uomo è un'isola, parlando di Eleanor Oliphant bisogna smentire l'assioma: questa donna di trent'anni è perfettamente sola, chiusa nel suo mondo di piccole abitudini e schemi da seguire e non c'è nessuno che cerchi di avvicinarsi al suo universo. Lavora nel backoffice di un'azienda che si occupa di software e nessuno dei colleghi posa lo sguardo su di lei per più di qualche secondo, sicuramente non abbastanza per capire che il lunedì è il primo giorno che Eleanor parla con qualcuno, dopo il weekend in cui non ha rivolto la parola ad anima viva. È così da sempre e, lei ne è certa, sarà così per sempre.
«Sono sempre stata orgogliosa di cavarmela da sola nella vita. Sono l'unica sopravvissuta, sono Eleanor Oliphant.»
Basta un solo elemento di cambiamento per portare a una catena di novità che Eleanor non potrà fermare né gestire come è abituata a fare. Quasi involontariamente conosce il collega Raymond Gibbons con cui si instaura un rapporto che non si sa bene come definire, di amicizia, di mutuo soccorso, di supporto: ogni incontro tra i due apre una ferita e ne rimargina un'altra.

Gail Honeyman esordisce con questa storia che resta attaccata alla pelle, originale nella sua espressione crudele di sentimenti che non si vorrebbe mai conoscere, perché non vorremmo mai avere la certezza che una tale brutalità possa arrivare a toccare un essere umano.
«Io esisto, no? A volte ho la sensazione di non trovarmi qui e di essere un frammento della mia immaginazione. Ci sono giorni in cui i miei legami con la terra mi sembrano così labili che i fili che mi tengono fissata al pianeta sono sottili come una ragnatela, come zucchero filato.»
Non c'è pietà o commiserazione, ma solo un racconto di fatti che prendono a pugni il petto e mozzano il respiro. Non c'è spazio per la compassione perché un affetto forte e devastante vi coglierà di sorpresa, mentre vorrete stringere Eleanor in un abbraccio che non finisce più.

Dalla prima all'ultima pagina, non ho potuto far altro che entrare nella vita e nel mondo di Eleanor senza potermi tirare indietro, e più lei si chiude in se stessa, più io le ho aperto il cuore.

"Eleanor Oliphant sta benissimo" è un libro toccante, vero, indimenticabile.
«Se qualcuno ti chiede come stai, si aspetta che tu risponda BENE. Non devi dire che la sera prima ti sei addormentata piangendo perché erano due giorni di fila che non parlavi con un'altra persona. Devi dire: BENE.»

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