Recensione: Io sono la bestia di Andrea Donaera


Un libro che ferisce, lascia sanguinanti e tramortiti, che libro è?
Un libro scritto bene, dico io, e sfido chiunque a leggere "Io sono la bestia", libro d'esordio di Andrea Donaera [NN editore] e a trovarvi una qualche falla nella storia o nella scrittura.

Michele Trevi è morto lanciandosi dal settimo piano, dalla finestra della sua stanza. Si è portato dietro una pila di libri che sono rimasti sparpagliati sulla strada insieme al suo corpo, e ha lasciato una marea di non-detti e scomodità per la sua famiglia. Sì, perché se sei figlio del capo della Sacra e ti innamori di una ragazza, e le scrivi poesie e poi ti ammazzi, la tua famiglia si trova a dover affrontare cose scomode, non c'è dubbio. Non fosse altro che capire se è vero che ti sei lanciato dalla finestra perché quella ragazza ti ha rifiutato.

Don Mimì sa cosa deve fare, non ha mai preso in considerazione un'altra possibilità. Sa che suo figlio non può essere lasciato ai vermi senza una vendetta, perché è un dolore troppo grande quello che martorizza il suo corpo deforme e si irradia toccando tutte le cose della sua vita.
E poi c'è Arianna, l'altra figlia, quella che vive chiusa nella sua camera, che non vuole mangiare, non vuole vivere più. Quella che si era innamorata di Veli, con cui parlava di filosofia, con cui ascoltava le canzoni più belle, quello stesso Veli che è scomparso e nessuno sa dove sia finito.
Nicole, invece, non vuole sparire: sa che la Sacra la sta cercando, sa che ridere in faccia al figlio del capo che ti porta un quaderno di poesie dedicate a te non è stata una mossa furba. Sa che adesso ci tiene troppo alla vita per lasciarsela portare via così.
«E poi di nuovo quella parola , nella testa di Mimì, quella parola che cancella tutto: "basta". Una batteria come quelle dei gruppi satanici che ascoltava Michele in camera sua: la parola "basta" che martella al ritmo di un demonio che sbatte nella testa. Basta.»
"Io sono la bestia" è un libro che ti prende lo stomaco, lo strizza e te lo restituisce che non sarà mai più quello di prima. 
È una storia criminale e una storia d'amore, è una storia di violenza e una storia di poesia, è una storia senza via d'uscita ma che lascia una porta aperta alla pazzia.
Andrea Donaera esordisce con un romanzo che narra a più voci i demoni che si annidano nelle vite di chi non conosce che il male: anche nella più alta espressione d'amore, vincerà sempre la forza malefica che pervade ogni cosa.
Si percepisce tra le righe, nella scelta delle parole, nelle descrizioni a campo lungo, che Donaera non è estraneo alla scrittura poetica - nel 2019 ha pubblicato, per Marcos y Marcos, la raccolta "Una Madonna che mai appare" nel XIV Quaderno italiano di poesia contemporanea - e, secondo me, è proprio questa poesia a rendere più crudele tutto il romanzo.
Il ritmo del racconto è veloce, a tratti vorticoso, ma non una rivelazione risulta affrettata o frettolosa: l'autore ha saputo dosare ogni graffio, ogni pugno, ogni coltellata che infligge al lettore al solo voltare la pagina che segue.
«Anche oggi non faccio colazione. In realtà, da quando sono qui, non esistono più neanche pranzo o cena. Mi sono accorto quasi subito che avere fame mi fa sentire vivo, in un qualche strano modo - vivo, non nel modo che vorrei, no, ma vivo. In qualche modo.»
"Io sono la bestia" è un libro che mi ha fatto riflettere, che è rimasto nei miei pensieri per molto tempo, dopo averlo terminato. Perché volevo capire cosa mi sfuggiva, dove si annidava quella bestia del titolo che pure sembra troppo evidente tra le pagine per essere davvero quella sotto gli occhi di tutti.
A distanza di giorni, ho capito. Geniale.
"Eppure tu dovresti aver capito".
"Cosa, Miché?"
"Chi è la bestia".
"La bestia? In che senso?"
"Quando guardi nello specchio la vedi?" 
«Io sono la Bestia.»
«Non è vero.»
«Io sono la Bestia.»
«Non è vero.»
È vero.


[libro omaggio della casa editrice]

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