Recensione: Mattanza di Giuse Alemanno


«Con le parole bisogna essere cauti; pensa che a usarle male si finisce per scrivere brutti libri.»

All'ultima pagina di "Come belve feroci", ero sicura che Giuse Alemanno avesse tra le mani un altro libro, quanto meno per dare le risposte alle domande che aveva lasciato in sospeso.
Quando da Las Vegas edizioni mi hanno fatto sapere che il libro era pronto e che si chiamava "Mattanza", ho visto un barlume di speranza: avrei saputo - finalmente! - in che modo i cugini Sarmenta si sarebbero vendicati di Costantino Ròchira!

Li ritroviamo così, Massimo e Santo Sarmenta, in strada, dalla Val Camonica a Milano, con un armadio pieno zeppo di banconote. Dopo aver vendicato i genitori di Santo, traditi da quello che credevano un amico, i due cugini sono in viaggio per dare a Santo il futuro per cui ha studiato, quello di medico in un'importante clinica privata, a cui ha avuto accesso grazie alla raccomandazione del professor Barrese che crede molto nel talento del ragazzo. Naturalmente non è tutto oro quello che luccica e anche nelle cliniche frequentate da gente con troppi soldi circola come un'ombra venefica lo spettro del ricatto, della prepotenza, dei favori dovuti a chi, in passato, ne ha concessi.

Pian piano i tasselli del puzzle vanno a posto e scopriamo inaspettati collegamenti che da Oppido Messapico, in Calabria, arrivano fino alla Milano bene delle cliniche, dei party esclusivi, dei vestiti d'alta moda. 
Stavolta l'ambientazione mescola l'alto e il basso, i ristoranti alla moda e le tavolate piene di prodotti tipici fatti in casa e, ogni volta, i riflettori sono puntati su Massimo e Santo, su ogni parola e, più ancora, sui loro silenzi. Quando sono insieme, questi due personaggi, emanano una strana elettricità che, nonostante sia la seconda volta che li incontro, non sono in grado di definire, ma so soltanto che mi attrae e incuriosisce.

«Io sono abituato a farmi molte domande. A volte arrivo a convincermi di qualche risposta. Poi, quando capita, verifico.»

Questa curiosità, però, trova il suo contraltare nella tensione costante in cui mi getta la lettura di ogni storia che finora ho conosciuto con la firma di Giuse Alemanno: sarà che non è il genere di libri che leggo di solito, ma sono sempre allerta per scoprire quando possa arrivare il colpo fatale per uno dei personaggi e, a volte, ho avuto ragione. In questo nuovo capitolo, poi, ho iniziato a temere anche i sorrisi e i momenti di tranquillità dei due Sarmenta che, come due cobra, avvolgono costantemente le spire della loro vendetta, anche quando sembrano addormentati.

«Massimo! Massimo Sarmenta! Gesù Cristo!»
«Lascialo stare Gesù Cristo. Non ci è mai arrivato da queste parti.»

In "Mattanza", non importa il luogo geografico in cui i due Sarmenta si trovano, l'importante è che abbiano sempre in caldo una pistola col colpo in canna perché non si sa mai quando potrebbero usarla. La vendetta, si sa, è un piatto che va consumato freddo, eppure i due giovani fremono affinché non si perda del tutto quel tepore sanguinario che non guarda in faccia a nessuno.

Ormai ho imparato a riconoscere i colpi netti della penna di Alemanno e mi piacciono i graffi di certe immagini descritte troppo nitidamente. Arrivata all'ultima pagina, come mi era capitato anche col precedente capitolo, ho tirato un sospiro di sollievo perché finalmente potevo allentare la tensione, salvo poi rendermi conto che quell'eccitazione mi scorreva ancora in circolo. 

È allora che, oltre alla mancanza dei Sarmenta, ho avvertito chiaramente la mancanza di risposte: Alemanno me l'ha fatta un'altra volta!
Ancora una volta, quando ormai avevo gli occhi pieni di sangue e incitavo Santo e Massimo a fare di più - a non fermarsi a un colpo solo! -, lui mi ha distratto, mi ha fatto distogliere gli occhi dal bersaglio e, in men che non si dica, le pistole erano sparite.

Stavolta, però, c'è la certezza che lo leggerò ancora, ci sarà nuovo sangue, nuova violenza, fino alla vendetta definitiva (si spera!).
Intanto, leggete "Come belve feroci" e poi "Mattanza" perché dovete essere testimoni anche voi della smania che coglie a fine lettura e che, se non dovesse essere soddisfatta, potrebbe avere conseguenze inimmaginabili.

«Ma a che cazzo vi servono le scuole, a voi istruiti? Conta la sostanza, non gli gnè-gnè-gnè
«Siamo d'accordo, ma se alla sostanza metti un bel vestito, sembra meglio.»


[libro omaggio della casa editrice]

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