Recensione: Vie di fuga di Lucrezia Sarnari



Disservizio telefonico batte grande amore uno a zero.

Cosa facciamo quando ci accorgiamo che qualcosa non va? Prendiamo il telefono e ci informiamo su cosa sta succedendo.
Qual è la prima cosa a cui pensiamo quando siamo annoiati? La mano corre veloce a cercare lo smartphone in cerca di sollievo e intrattenimento.
Se tutt'a un tratto i cellulari diventassero solo lucidi oggetti di design tecnologico senza alcuna connessione, che forma assumerebbe la nostra vita?

È quello che succede a Giulia, la protagonista di "Vie di fuga" di Lucrezia Sarnari [Rizzoli] che, dalla sera alla mattina, si ritrova tra le mani uno smartphone senza connessione. In realtà, è tutta la città di Perugia a trovarsi all'improvviso tagliata fuori da qualsiasi collegamento non corra su filo e, bruscamente, vengono a galla problemi, dubbi e segreti che fino a quel momento erano custoditi gelosamente in quella scatola nera ultra piatta e leggera.

«Perché non mi prendi mai sul serio?»
«Perché ti conosco troppo bene.»
«Ti sto dicendo che potrei essermi innamorata.»
«Signore, pietà.»

Giulia ha 37 anni, fa la professoressa nella stessa scuola dove lavora suo marito Mattia e vive a Perugia da tutta la vita. Ha due amiche per la pelle, Francesca e Irene, che in ogni momento corrono in soccorso l'una dell'altra e ha un amante, Carlo, conosciuto per caso a Roma durante uno dei weekend in cui frequenta un corso di scrittura per dare finalmente alla luce il libro che vuole scrivere da tutta la vita.

Senza connessioni, le persone sono costrette a guardarsi negli occhi, a decifrare le proprie espressioni senza emoticon a fare da filtro. Così, Giulia e le sue amiche si ritrovano senza rete di protezione e cadono sotto il peso di mille segreti. A cominciare dalla relazione di Giulia con Carlo, che va avanti soprattutto via messaggio e con sporadici incontri in trasferta, e che senza collegamento virtuale perde molto della sua magia.

"A me le cose belle mettono sempre un po' d'ansia."
"Why?"
"Ho sempre paura che finiscano. Anzi no, sono certa che finiranno. Se non ho cose belle per le mani, non posso avere paura di perderle. E se non ho paura sono più forte."

Senza avere gli occhi perennemente incollati al telefono, Giulia si rende conto che le sue amiche non le raccontato proprio tutto delle loro vite così come lei dava per scontato. Allo stesso tempo, si rende conto che il suo letargico marito - che non le ispira più nessuna intesa - è al contrario l'oggetto del desiderio di una comune collega. Pian piano si rende conto che, grazie all'isolamento digitale, la sua vita reale è giunta a una svolta.

"Vie di fuga" è un romanzo molto delicato, con la trama che in alcuni punti diventa, forse, troppo rarefatta e rende difficile seguire i ragionamenti dei protagonisti: di Giulia non si comprendono sempre le decisioni impulsive, poco ragionate, all'inizio fanno venir voglia di darle una scossa - in particolare nel suo rapporto con Mattia -, ma poi entrano perfettamente a far parte del suo personaggio, quello di una trentenne piena di dubbi, precaria nei sentimenti e soggetta ai colpi di testa come gli adolescenti a cui insegna.

«Ci eravamo lasciati scivolare via, come quando perdi la mano di qualcuno che sta per cadere dal burrone: noi stavamo cadendo l'una fuori dalla vita dell'altro.»

Eppure non ho potuto fare a meno di arrivare alla fine con la speranza che qualcosa cambiasse e il finale, inaspettato, mi ha strappato un sorriso. 
Perché, se è vero che chi non muore si rivede, probabilmente se ha a disposizione uno smartphone e una connessione, si messaggia e, se lo fa di nascosto, c'è anche più gusto.

Leggete "Vie di fuga" se pensate che nel vostro telefono c'è più vita che in voi e, chissà, che non possiate prendere in considerazione emozionanti sviluppi che vadano al di là di una connessione a internet.

«Se non ci fossero vite virtuali oltre la realtà, cammineremmo un po' meno dritti. A volte possono sembrare vie di fuga, ma almeno ci permettono di respirare boccate d'ossigeno, di vivere vite che non sempre possiamo permetterci.»


[libro omaggio della casa editrice]

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