Recensioni oneste: i libri meritano rispetto


«Il complimento più grande che mi è mai stato fatto fu quando uno mi chiese cosa ne pensassi, ed attese la mia risposta.»
Henry David Thoreau

Quando richiedono la nostra opinione è uno dei complimenti più grandi che il nostro ego possa ricevere: sapere che quello che pensiamo interessa a qualcuno è un balsamo per l'animo, soprattutto adesso, nel vastissimo mondo virtuale di applausi e stroncature via click.

Avevo poco più di vent'anni quando fui mandata per la prima volta dal mio caporedattore di allora a giudicare un evento culturale: inutile descrivervi l'ansia di dover esprimere il mio parere su qualcosa a cui avevano lavorato tante persone, a cui avevano preso parte illustri personalità, senza contare l'attenzione ossessiva con cui osservai tutto, dall'inizio alla fine. Col passare degli anni, il mio parere è stato interpellato per centinaia di spettacoli teatrali, mostre, presentazioni di libri, questioni culturali.
In nessuna di quelle occasione è venuta meno l'ansia di dover giudicare il lavoro altrui, mai.

Poi, nel 2012, ho aperto questo blog, iniziando a collaborare con le case editrici quando ancora non andavano di moda le collaborazioni spasmodiche a cui siamo abituati adesso coi social.

Fin dal primo libro che mi è arrivato, ho sempre applicato il principio che mi portava a sedermi in prima fila, a teatro: giudicare secondo il mio personale gradimento la creazione di qualcun altro, supportando l'opinione con dati oggettivi forniti dagli studi e dall'esperienza acquisita sul campo.

«Spesso nel giudicare una cosa ci lasciamo trascinare più dall'opinione che non dalla vera sostanza della cosa stessa.»
Lucio Anneo Seneca

Ho letto libri belli e meno belli, alcuni mi hanno messo in seria difficoltà per la bellezza che mi portava facilmente alla lode sperticata, mentre altri mi hanno fatto perdere tutte le parole per esprimere la noia in cui ero piombata durante la lettura.
In entrambi i casi, le recensioni che sono seguite sono state oneste, dicendo cosa mi era piaciuto e cosa invece non mi aveva convinto, non di meno la mia opinione ha sempre rispettato il lavoro che era dietro quei libri.

In otto anni di attività sul blog e, in seguito, sui social, le mie collaborazioni sono cambiate, ma non è cambiato il mio approccio: dal libro autopubblicato a quello edito dal colosso editoriale, la mia lettura e le mie recensioni prestano sempre attenzione a sottolineare i punti forti e deboli di un libro, ma più ancora a esprimere in termini rispettosi sia la lode che la stroncatura.

«La prima arte che devono imparare quelli che aspirano al potere è di essere capaci di sopportare l'odio.» 
Lucio Anneo Seneca

Su Instagram, la community di bookblogger è una delle più attive nella promozione dell'editoria italiana. Pian piano che il potere della rete è aumentato, sono aumentate le collaborazioni e le richieste di recensioni: le case editrici contattano i blogger per inviar loro un libro e chiedere che venga diffuso sui canali social che, in alcuni casi, raggiungono diverse centinaia di migliaia di utenti.

Non si tratta di critici letterari e, in molti casi, neppure di persone che hanno studiato letteratura: parliamo di appassionati di lettura che discutono di libri secondo i propri gusti, fornendo un'opinione personale e non un giudizio insindacabile su un'opera.
[Per inciso: nemmeno i critici professionisti sono in grado di fornire un giudizio unico e incontestabile su un libro.]

Quello che fa la differenza è il modo in cui vengono espresse queste opinioni, che hanno tutto il diritto di essere personali, ma non per questo devono rinunciare al rispetto che il lavoro altrui merita sempre.
Dietro un libro c'è innanzitutto il sogno di una persona che, per una motivo o per un altro, sente il bisogno di raccontare una storia. Che il libro, con i suoi pregi e i suoi difetti, arrivi in libreria, quindi sotto gli occhi del più vasto pubblico, non giustifica l'attacco feroce in nome del fatto che, se è lì, deve avere il coraggio di accettare anche le stroncature, altrimenti avrebbe potuto continuare a dormire sogni beati nel cassetto della scrivania dell'autore, con buona pace di tutti.

Un parere espresso gentilmente è meno sincero di uno espresso con sdegno e derisione dei difetti? 
Dove sta scritto che sincerità non può essere gentilezza?

Forse gli utenti medi della rete prediligono le opinioni controverse, che creano malessere, quelle su cui le persone continuano a darsi (virtualmente) di gomito quando vedono la copertina del libro in questione. Eppure io sono convinta che possiamo fare meglio di così.

La sincerità della nostra opinione non dovrebbe essere in discussione, né in un caso né nell'altro: non acquistiamo maggiore credibilità stroncando senza ritegno né rispetto libri che altri hanno amato, né viceversa. 

La credibilità di un recensore dovrebbe essere supportata da quanto studio e impegno mette a cercare dati oggettivi a supporto della sua analisi, per rafforzare la propria opinione assolutamente personale.

Ogni blogger, così come ogni libro, ha il suo stile, il suo modo di esprimere se stesso, ma sarebbe bello se il messaggio che arriva fosse quello che, nonostante un libro non sia piaciuto a noi, lì fuori può esserci ancora il suo lettore ideale, in grado di apprezzarlo come aveva sognato il suo autore.

«La vita mi sembra troppo breve per spenderla a odiare e a tener conto dei torti altrui.» 
Charlotte Brontë

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