Recensione: La ragazza del fuoco di Carlo Montariello


«Nei tuoi occhi vedrò 
l'inizio e la fine del tempo. 
Ci sarà il mare, 
ci sarà il fuoco e ci saremo noi.»

Quando siamo bambini o poco più, l'estate è magica. È quel tempo di confine tra la fine e l'inizio della scuola, tra la disciplina dei banchi e la libertà delle onde. È il momento in cui si cresce, anche se non ce ne accorgiamo.
Succede lo stesso a Marco Milordi, quattordici anni, protagonista de "La ragazza del fuoco", romanzo d'esordio di Carlo Montariello, recentemente pubblicato da Astoria.

Nell'agosto del 1982, Marco si trova in vacanza in una località di mare del sud Italia insieme ai genitori. Sua mamma è incinta e suo padre si sta riprendendo da un brutto esaurimento nervoso. Marco passa le giornate con gli amici del mare, un gruppo di ragazzi e ragazze della sua età, anche loro in vacanza lì, con cui condivide esplorazioni, giochi, malefatte.
Quell'estate, però, è destinata a cambiare il corso di molte vite.

«Nel suo portamento c'era una sorta d'indomabile e morbida irriverenza che la rendeva inconfondibile. Ma certo, è lei! La ragazza del fuoco!»

Tra un tuffo e una corsa su per la scogliera per cercare "la villa della francese", Marco si accorge di una ragazza che non fa parte del suo gruppo ma che calamita il suo sguardo dovunque la veda apparire. Si chiama Maria ed è la figlia dei proprietari dello stabilimento balneare dove si riuniscono tutti.
Prima di capire cosa significhi Maria per lui, è il corpo di Marco a indicarla come qualcosa di importante per la sua stessa sopravvivenza.

«Perché è questo che fa l'amore quando ti scorre nelle vene, ti fa venir voglia che arrivi presto domani.»

"La ragazza del fuoco" è un romanzo di formazione, non saprei come altro definirlo: racconta della formazione del carattere di un ragazzo che, alla fine dell'estate si ritrova - quasi suo malgrado - uomo, della formazione della coscienza di sé e di quello che è bene e male, della formazione della consapevolezza che la vita va afferrata nella sua ricchezza.

Carlo Montariello è al suo esordio nella narrativa, ma non nella scrittura e si vede: "La ragazza del fuoco" ha in sé la maestria dell'autore come sceneggiatore di teatro e fiction, le descrizioni dei paesaggi sono campi lunghi che sembra di guardare attraverso una lente cinematografica, le espressioni dei personaggi sono inquadrate in primi piani esaltati dalla luce dei falò sulla spiaggia. Niente è casuale né superfluo in questo libro, che ha in sé la poesia di una polaroid sbiadita che ritrae ragazzini abbronzati e sorridenti e la forza arcana di una leggenda ascoltata tanti anni addietro e mai dimenticata.

Insieme a Marco, assistiamo alla presa di coscienza anche degli adulti presenti nel romanzo: pur essendo una storia che ruota attorno a un ragazzo, Montariello introduce l'universo adulto attraverso sapienti dettagli da cui è impossibile non avere una fotografia di una generazione intera. 
Ripeto: sembra di vederli tutti, i personaggi, in carne e ossa, mentre la cinepresa scorre dalle assi di legno sbiadito della terrazza del lido alle sdraio sotto cui leggono i giornali, spettegolano e osservano tutto.

Ho amato "La ragazza del fuoco" perché mi ha ricordato l'incanto di quelle estati che, volenti o nolenti, sono diventate il metro di paragone per tutte quelle che sono venute dopo.
Leggetelo, se volete guardare da vicino la diapositiva poetica e appassionata di un ragazzo che scopre se stesso e l'amore.



[libro omaggio della casa editrice]


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