Recensione: Tre passi per un delitto di Cassar Scalia, De Cataldo e De Giovanni


Chi nasconde la verità. Chi la manipola. Chi sembra non curarsene.

Confessatelo: quando leggete un giallo, siete tentati di correre alla risoluzione del caso attorno a cui ruota la storia.
Capita anche a me, tranne quando i personaggi, in un certo senso, mi sembrano più importanti del mistero da svelare. Mi è capitato esattamente questo con "Tre passi per un delitto", indagine scritta a sei mani da Cristina Cassar Scalia, Giancarlo De Cataldo e Maurizio de Giovanni [Einaudi].
Tre i personaggi principali, sei capitoli, una storia che rimbalza dalla bocca di uno a un altro, con incongruenze, menzogne, macchinazioni e opportunismi, in un incastro perfetto.

Il corpo senza vita di Giada Colonna viene ritrovato nel suo appartamento dalla donna delle pulizie: la giovane donna indossa un negligé che ne rivela tutta la conturbante bellezza. Il commissario Davide Brandi, accorso sul posto, ne resta soggiogato, tanto da pensare e ripensare a quella donna che non ha mai conosciuto viva. Quasi immediatamente, salta fuori che Giada era l'amante di Marco Valerio Guerra, un uomo d'affari potente, ricchissimo, molto riservato e sfuggente sia dai radar dei giornalisti sia da quelli della polizia. Guerra è sposato da quarant'anni con Anna Carla Santucci, patrona di fondazioni e opere di beneficenza, abituata da anni ai tradimenti del marito che però non hanno mai intaccato il loro status quo.

«Esiste qualcosa che nessuna accademia, nessun master, per quanto condotto da menti eccelse, potrà mai insegnarti. Il fatto è che le strade che compongono il mio parco di caccia sono agitate dalle passioni, dai dolori, dagli esseri umani che le percorrono. Ed è dalla distorsione di uno qualunque di tali sentimenti che nasce il delitto. Ogni delitto.»

Giancarlo De Cataldo dà voce al commissario Brandi, ambizioso, opportunista, sveglio e veloce nel valutare le situazioni per volgerle a proprio favore: il carattere del poliziotto è delineato grazie agli sguardi, a come si muove, perfino dal modo in cui fuma o va a letto con le donne.

«Io, vedete, sono più intelligente del più intelligente di voi. Ci si potrebbe validamente chiedere, a questo punto, che ci faccio qui. Com'è stato possibile che uno come me, in possesso delle facoltà di cui sono dotato per natura, si ritrovi in questa incresciosa situazione.»

Marco Valerio Guerra si nutre delle passioni dalle mille sfumature di cui Maurizio de Giovanni è ormai maestro: intelligenza e destino, l'imprenditore riesce a manipolare con un lungo monologo qualsiasi pensiero di chi gli sta di fronte e anche del lettore.

«Non so se Giada Colonna fosse una sciacquetta. In oltre quarant'anni di matrimonio, ho visto Marco Valerio collezionare decine di relazioni.»

Cristina Cassar Scalia dà la parola a Anna Carla Santucci e ci sembra di sentire la cadenza un po' blasé di chi ha l'aria di non notare niente eppure sa sempre tutto: la descrizione del background familiare del personaggio è una diapositiva di quei tempi rampanti che facevano di un bottegaio un imprenditore di successo. 

In "Tre passi per un delitto" si sente perfettamente il ritmo diverso delle tre penne, le diverse sfumature, i  differenti colori delle immagini che veicolano con le parole e, invece che dare luogo a una composizione disomogenea, questa caratteristica conferisce ricchezza e profondità alla narrazione.

Non vi nego che leggerei ancora volentieri altri componimenti che amalgamano la maestria di più autori  al servizio di un'unica storia, ben conservandone le singole peculiarità.
Del resto, come si dice, squadra vincente non si cambia, e chissà che questo trio non lo ritroveremo in altri casi da risolvere.


[libro omaggio della casa editrice]

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