Recensione: Il morso della vipera di Alice Basso

 

È una dattilografa. Non ha mai letto un giallo. Ma ora deve risolverne uno.

Se me lo chiedessero - e, in verità, me lo hanno chiesto un paio di volte - non saprei delineare le caratteristiche che deve avere un libro per piacermi, ma so riconoscere benissimo quando me ne trovo uno sotto gli occhi. 
È il caso di "Il morso della vipera" di Alice Basso [Garzanti], il primo capitolo della nuova serie firmata dall'autrice delle storie della ghostwriter più conosciuta dell'editoria italiana, Vani Sarca.

Siamo a Torino, nel 1935, e Anita Bo ha vent'anni, i suoi sono i proprietari della Tabaccheria Bo e ha un fratello più piccolo, viziatissimo, che si chiama Emilio. Anita non vuole nient'altro che passeggiare con Clara, la sua migliore amica, per la città e commentare - irrispettosamente per essere due signorine a modo, a dirla tutta - i cambiamenti urbanistici voluti dal fascismo. E se in queste passeggiate si imbatte in Corrado, il suo amato fidanzato, allora la gioia è perfetta. 
È proprio a causa di Corrado - che ha simpatie fasciste e sogna una moglie angelo del focolare che gli fornisca una discendenza di almeno sei fulgidi rampolli - che la bellissima Anita si trova a fare una scelta non comune per una fanciulla in odore di matrimonio: si mette a lavorare come dattilografa per la rivista Saturnalia. Perché lei, si rende conto di fronte alla sua proposta, vuole essere sua moglie, ma prima vuole lavorare.

«Cavoli. Non ci avevo mai pensato. In un mondo in cui non abbiamo praticamente alcun potere, il nostro potere è rompere le scatole.»

Saturnalia è una rivista molto popolare che pubblica racconti gialli americani tradotti da Sebastiano Ascona Satta, a sua volta scrittore e autore delle indagini del commissario Bonomo, eroe asservito al regime e amato anche dai poteri forti. Nonostante le evidenti pecche professionali, Anita viene assunta e, tra una sessione di battitura e l'altra, inizia a leggere le storie che riscrive sotto dettatura. Questo la porta a sviluppare un ragionamento critico che né la sua amica Clara, né la loro ex insegnante Candida Fiorio avrebbero mai sperato sorgesse nella sua bella testolina.

«Te l'ho sempre detto: se costringi a leggere una persona a cui non piace leggere, non è che leggerà di più. Quando ad Anita verrà voglia, leggerà di suo.» Sono dieci anni che lo dice, ma pazienza.

Quando, durante una manifestazione, una anziana donna afferma a gran voce che l'eroe di guerra che si sta celebrando è in realtà l'assassino di sua figlia, Anita riconosce gli indizi per un caso più grande di lei. 
Così, con la complicità di Sebastiano, scopre che ci sono segreti che dopo tanti anni hanno bisogno di essere ascoltati.

«Perché una storia che non viene raccontata non esiste.»

Alice Basso firma il primo capitolo di quella che si prospetta essere una serie spassosa grazie allo stile ironico e brillante, ma che getta uno sguardo attento anche al clima storico che si respirava in quegli anni in Italia. Sarebbe stato impossibile non accennare al fanatismo, alla violenza sottesa ai comportamenti apparentemente amichevoli, ai semi che di lì a qualche anno sarebbero sfociati nella Storia che tutti noi conosciamo, pur trattando una storia che ha per protagonista una ragazza che sogna e che vive - ancora! - spensieratamente.

"Il morso della vipera" è un giallo, infatti, che strizza l'occhio al romanticismo: Anita è bella, è ammirata da tutti e spesso usa il suo aspetto per farsi perdonare le piccole mancanze della sua età, sua madre lo sa bene e per questo, per tenerla lontana dalle tentazioni, le appunta spille da balia dappertutto - dando vita a scenette comiche tutte da ridere. Anita rappresenta la spensieratezza di chi sa che esistono i pregiudizi e i limiti imposti alle donne, ma non si fa frenare.

Ho amato molto le chiacchiere tra Anita, Clara e Candida - una donna libera e intellettualmente spregiudicata - perché è in quei pomeriggi tra signorine che, secondo me, ha preso vita la vera libertà di pensiero femminile.

«Possibile che delle banalissime parole, scelte in un certo modo, messe in un certo ordine, siano capaci di cambiarti la vita?»

Sarò sincera: ho amato tutta l'atmosfera del romanzo e questo per me è insolito, perché evito accuratamente di leggere storie che hanno anche solo piccoli accenni agli orrorifici -ismi che hanno funestato la storia del '900. Grazie allo stile di Basso, ho sentito la rabbia per le ingiustizie e le prepotenze, ma ho anche provato sollievo per la fioritura di gentilezza e amore che pure c'era e c'è sempre stata nonostante l'odio dei potenti.

Leggete "Il morso della vipera" di Alice Basso perché dovete conoscere Anita e, attraverso i suoi occhi, una cartolina dell'Italia di quegli anni.

Leggetelo anche perché dobbiamo farci forza e compagnia nell'attesa del prossimo capitolo della serie che, spero, uscirà prima possibile.

«Magari non servirà a niente, ma ne è valsa la pena. a volte non è importante cosa si fa, ma fare qualcosa. Strapparsi il lupo di dosso, come si può. Ed è solo l'inizio.»



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