Recensione: Fiori per i Bastardi di Pizzofalcone di Maurizio de Giovanni



«Prima di morire, dovreste regalarvi un giorno di primavera a Pizzofalcone. L'ideale sarebbe il primo, perché gustereste per intero il passaggio di testimone dall'inverno; l'attimo in cui l'aria acquista una vena di dolcezza, un retrogusto appena percettibile di altri profumi, e qualche suono che ancora non c'era e adesso giunge alle orecchie tese all'ascolto.»

Se avete mai letto un libro di Maurizio de Giovanni, le immagini mutuate dalla citazione in apertura non vi risulteranno nuove eppure, anche se siete appassionati della sua scrittura, vi troverete una poesia mai letta prima. L'incipit di "Fiori per i Bastardi di Pizzofalcone" [Einaudi], il nuovo capitolo della serie ambientata nel commissariato napoletano, possiede la rara dote di trasmettere attraverso la lettura le sensazioni e finanche i profumi di una giornata di primavera a Napoli.
La luce, i colori, il riverbero del sole sul mare, quel rincorrersi di suoni e musiche da una finestra aperta all'altra, perfino il sangue nelle vene si risveglia con una consapevolezza diversa.

«E allora cos'è questo disagio, questa punta di paura che avvertite in petto avvicinandovi al chiosco dei fiori, nella prima mattina di uno dei primi giorni di una stagione che è prima nella fioritura, prima nel profumo, prima nella voglia di rinascere? Perché sentite qualcosa di sbagliato, di malinconico nel cuore e negli occhi, man mano che guardate meglio e il chiosco emerge dall'ombra? Perché non c'è niente di più stonato, di più deviato, di più distorto, rispetto alla primavera, del sangue e della morte. Ecco perché.»

È in questo splendore che un delitto diventa ancora più spietato, perché oltre a cancellare una vita, guasta con un colpo solo il capolavoro della natura. La vittima è Savio Niola, il fioraio di un piccolo chiosco un po' nascosto che da generazioni vive e prospera a Pizzofalcone. Savio era amato da tutti perché riusciva sempre a consigliare il fiore perfetto per qualsiasi situazione e, soprattutto, riusciva a raccontare storie accostando diversi boccioli, anche rari. Il cadavere viene ritrovato nel chiosco, orrendamente sfigurato, oggetto di una furia omicida che nessuno sa spiegarsi.

Quando arriva la chiamata a Pizzofalcone, per gli uomini del vicequestore Luigi Palma è in gioco ben altro che la risoluzione di un caso: devono dimostrare - ancora una volta! - di meritarsi un posto in quel commissariato maledetto dalle vicende passate che lo hanno condannato alla precarietà.
Lojacono e Aragona vanno in giro a raccogliere i primi indizi e fin da subito si rendono conto che hanno per le mani un delitto che ha ben altri significati. Come i fiori che Savio tanto amava, che conosceva e raccontava a tutti quelli che avevano bisogno di ascoltarlo.

«Il chiosco di Savio, alla fine, era questo: una specie di biblioteca vegetale. Sui suoi scaffali non c'erano libri, ma ciò che dava ai clienti erano storie. Nient'altro che storie.»

Le vicende personali dei poliziotti del commissariato napoletano si intrecciano con le indagini per risolvere di volta in volta i casi che si presentano: anche stavolta Maurizio de Giovanni ci ha offerto una finestra affacciata nelle vite di uomini e donne diversissimi tra loro, professionalmente e umanamente, ma che diventano una mente sola quando si tratta di trovare il colpevole di un delitto.

Libro dopo libro, abbiamo assistito alla formazione di una squadra con elementi che non volevano essere nel posto in cui li avevano mandati né tantomeno con le persone con cui li avevano costretti a collaborare, e invece adesso parlano tra di loro pur non trovandosi ancora simpatici, rispettano le differenze individuali pur non condividendo spesso i modi di fare, ma si impegnano per mettere a servizio di tutti le (poche) buone qualità che ognuno suo malgrado ha.

La magia si ripete dal primo capitolo: mi lascio raccontare le vite di ognuno dei Bastardi, aspetto anzi di saperne di più su uno o sull'altra, quasi come se De Giovanni mi raccontasse periodicamente le vicissitudini di amici comuni che non vedo da tempo e di cui mi fa piacere sapere gli aggiornamenti.
Pur avendo una familiarità con la storia e la scrittura, il decimo episodio delle avventure di questi uomini e donne comuni ha, a parer mio, un lirismo che cattura fin dalle prime pagine.

"Fiori per i Bastardi di Pizzofalcone" possiede la forza di una dichiarazione appassionata sussurrata a fil di vento mentre attorno succede la vita.


Fiori.
Fiori inattesi, fiori dovuti.
Fiori perché non si ha il coraggio , fiori perché non si ha paura. Fiori che squarciano in silenzio la notte, fiori per l'alba e per il tramonto.
Fiori come parole. Perché ognuno significa un pensiero.


[libro omaggio della casa editrice]

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