Recensione: Gli autunnali di Luca Ricci


«Poi il campanello suonò - uno squillo solo, deciso - e il mio autunno, forse la mia vita, cambiarono del tutto.»

Le stagioni, in un modo o in un altro, spesso influiscono sul nostro umore e sui nostri comportamenti, anche se cerchiamo di controllarci.
Quando ho letto la trama di "Gli autunnali" di Luca Ricci [La nave di Teseo], la curiosità di scoprire in che modo l'autunno avesse influenzato il protagonista, è stata la molla che mi ha spinto a leggerlo.

In effetti, il protagonista e voce narrante, di ritorno dalle vacanze estive, prova un senso di noia e intorpidimento in attesa dell'autunno, la stagione in cui sente sempre risvegliarsi il suo animo.
Fa lo scrittore, ha vinto anche un premio, tempo addietro, che gli è valso una certa considerazione negli ambienti intellettuali romani. Adesso fa finta di lavorare a un nuovo libro, ma in realtà gira e rigira attorno alle sue idee e alle sue inquietudini. Sua moglie, Sandra, è una donna molto bella, dalla personalità ancora attraente, sensuale, ma lo sguardo che le rivolge è pieno di abitudinaria consuetudine.

«L'ossessione dell'amore non era niente al confronto dell'ossessione del disamore, solo che al confronto della prima la seconda era pura sconfitta, fallimento, annichilimento.»

Si incontra spesso con il suo amico Gittani, anche lui scrittore annoiato, e si dedicano a confidenze e lunghe passeggiate per le strade che, pian piano, si tingono di colori autunnali. L'estate è passata, la nuova stagione fatica ad esplodere e uno stato di profonda prostrazione coglie non solo la creatività dell'uomo, ma anche la sua emotività.
Un giorno, in un mercatino, sfogliando un libro d'arte su Modigliani, incappa nella foto di Jeanne Hébuterne, compagna e musa del pittore, suicida dopo la morte del compagno. Non è ben chiaro né come né perché ma l'uomo si innamora immediatamente di quella foto. Ma, in fondo, l'amore non ha bisogno di tante spiegazioni.

«Ero immerso nella luce gentile dell'autunno [...] e provai il desiderio di un terribile amore nuovo.»

Inizia, così, una rincorsa di ombre, giochi di luce, riflessi di vetro: dovunque appaia una lingua di buio, un sussurro di oscurità appena accennata, l'uomo ci ravvisa la chioma corvina di Jeanne, lo sguardo fragile e tormentato di una donna morta cento anni fa.
Quando Sandra invita a cena sua cugina - che lui non ha mai visto -, si trova a riconoscere nel volto vivente e moderno di Gemma le sembianze della musa di Modigliani. È un'ossessione o esiste davvero una somiglianza?

«Tutti i rapporti si basavano su una domanda, silenziosa e persistente: "Quanto sei disposto a sacrificarti per me?"»

Luca Ricci ci fa vedere le stesse cose che vede il protagonista del romanzo, ci fa calpestare le foglie ingiallite per i viali dei parchi di Roma, ci fa arrampicare con lui in una soffitta artistica alla ricerca di una soddisfazione che va oltre il sesso. Inseguiamo anche noi l'ossessione di quest'uomo la cui mente è talmente attiva da paralizzarsi in un circuito di frenetica ricerca di qualcosa di inafferrabile.

Non sapremo mai se Gemma somiglia davvero a Jeanne, quello che sappiamo è l'effetto che fa sul protagonista e i pensieri che gli ispira.
Durante la lettura ho avuto l'impressione che l'autunno si riflettesse a specchio dentro i protagonisti, in un continuo rimando di colori spenti e marcescenza accennata, di voleri frustrati e violenza dispiegata in tutto il fulgore degli ultimi raggi di sole ancora tiepido. 

«Se l'autunno era un culto, il parco era il tempio, la panchina l'altare, il cappotto la tonaca, le foglie l'incenso, il bacio l'ostia e Jeanne la sacerdotessa. Non era una religione solo mia, quello no, ma non potevano praticarla gli uomini e le donne dal cuore stupido.»

"Gli autunnali" è il primo romanzo di una tetralogia dedicata alle stagioni - a cui è seguita già la pubblicazione de "Gli estivi" - e a me è rimasta la voglia di esplorare ancora la scrittura di Ricci, quanto meno per lasciarmi avvolgere dallo stile suggestivo, in alcuni casi addirittura vorticoso, arrotato su se stesso e su un infinito rimando alle proprie ossessive convinzioni.

Non è un libro semplice, ma non sempre è la semplicità che cerco in una storia, soprattutto se il finale ha un colpo di adrenalina che rimane in circolo per lungo tempo.

"L'autunno non passa mai completamente."
"L'autunno no, ma il tempo sì. Il tempo passa, ed è tutto qui il nostro tormento."

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