Recensione: E verrà un altro inverno di Massimo Carlotto



«Alla fine, qui in valle, siamo sempre noi maggiorenti, le famiglie con il nome a caratteri cubitali sui tetti delle aziende, a trovare le soluzioni giuste per superare i momenti difficili. Voi siete solo capaci di approfittare, di chiedere e di lamentarvi.»

Se pensate che in provincia ci si annoi, probabilmente non conoscete la provincia raccontata da Massimo Carlotto nei suoi romanzi e, per ultimo, in "E verrà un altro inverno" [Rizzoli], il noir in uscita oggi e che io ho letto in anteprima.

Bruno Manera e Federica Pesenti sono una coppia all'apparenza felice: lui è un ricco cinquantenne innamorato della sua bella e giovane moglie, che è la rampolla di una dinastia di imprenditori della valle. Federica ha molto ascendente sul marito, tanto da convincerlo ad abbandonare la città per trasferirsi nel paese dove lei è nata e dove ancora risiede la sua famiglia. Quando Bruno inizia a subire delle intimidazioni, gli inquirenti seguono la pista della criminalità fuori dalla valle, perché è impossibile che qualcuno dei paesani - brava gente - possa fare qualcosa del genere. Solo Manlio Giavazzi, il vigilante della banca in piazza, un tipo solitario, ritenuto uno sfigato, si offre di indagare tra i suoi compaesani alla ricerca del colpevole.

Mentre leggevo "E verrà un altro inverno" ho avuto la fredda certezza che niente è come sembra, nemmeno il libro che avevo tra le mani. Un giallo che diventa un noir amaro e crudo, dove all'improvviso nessuno è più al sicuro.
Carlotto parte da una storia realmente accaduta per raccontare il microcosmo del paese, un'entità all'apparenza ristretta e fragile, ma che nasconde un animo tentacolare, granitico e crudele che ingloba, mastica e sputa tutto quello che avverte come estraneo.

Durante un incontro esclusivo con l'autore gli ho posto una domanda:

- Questa è una storia di esclusione. Ci sono i valligiani e poi gli altri, ci sono i maggiorenti e quelli che vorrebbero entrare a far parte di questa cerchia ristretta. C'è una situazione per cui un estraneo avrebbe potuto colmare la distanza ed entrare a far parte del gruppo sociale desiderato?

- No, non sarebbe mai potuto succedere, i gruppi saranno sempre ben separati. Il crimine nella profonda provincia nasce proprio dalla frustrazione di una vita che cerca di arrivare dove non può.

Nel mondo della valle, Carlotto celebra il trionfo della mediocrità: gli uomini non valgono nulla, mentre le donne sono costrette a prendere le redini della famiglia e occuparsi della risoluzione dei problemi.
Fin dal titolo, "E verrà un altro inverno" traccia una storia criminale per raccontare altro, per sussurrarci che, dopo lo sconquasso della violenza, tornerà la normalità, il quieto susseguirsi delle stagioni, l'apparente noia del paese dove sembra non succedere niente.

È in quell'apparente tranquillità che, secondo me, si denota chiaramente lo stile di Massimo Carlotto, quel suo modo di raccontare senza ipocrisie le piccole cose - che poi tanto piccole non sono -, dando voce a sentimenti meschini che di solito non avrebbero spazio nella narrativa.
Nel contrasto tra apparente benessere e decadente realtà, dilaga il male che diventa la cifra significativa di questo noir e che mi ha lasciato molte amare riflessioni alla fine della lettura.
Perché è meglio non dimenticare che, la letteratura, quando è scritta bene, è lo specchio dell'animo umano. E che animo nero! è il caso di dirlo.



[libro omaggio della casa editrice]

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