Recensione: Un lontano rumore di passi di Dorothy Whipple


«Una famiglia è come un puzzle. Se si perde un tassello, tutti gli altri non riescono più a ricomporre il disegno.»

Ovvero, tra moglie e marito, non mettere il dito. A maggior ragione se il dito appartiene a una giovane e curatissima mano francese che sembra promettere mirabolanti avventure.
Sembra essere un po' questo il dogma che sta alla base del romanzo di Dorothy Whipple, "Un lontano rumore di passi", edito da Astoria.

Ellen e Avery North sono felicemente sposati da vent'anni, hanno due figli che amano, ricambiati, e conducono una vita perfetta nella loro casa di campagna immersa in un lussureggiante giardino, poco distante da Londra. Un giorno, spinta dalla solitudine e da un inspiegabile capriccio, la madre di Avery mette un annuncio per ospitare una ragazza francese che faccia conversazione in lingua con lei. Fin dal primo momento che Louise Lanier mette piede nella casa della vecchia North, si percepisce che gli equilibri stanno per crollare. La giovane, infatti, sta fuggendo da un amore non corrisposto e non perde tempo per mettere in pratica le sue tecniche da femme fatale anche con gli uomini di casa North.

«Pochi granelli in cima a una duna possono innescare una cascata di sabbia che alla fine altera la forma iniziale del paesaggio. Dopo l'invito a restare per l'estate e la scatola dei marron glacé, a Netherfold ebbero inizio impercettibili movimenti e mutamenti.»

La storia è ambientata nel secondo dopoguerra, e non mancano riferimenti alle restrizioni che ancora sono in atto o a quelle ormai passate, soprattutto per quanto riguarda l'economia domestica: i North sono benestanti, Avery è un editore, figlio di un industriale che ha lasciato un'eredità di tutto rispetto a moglie e figli, eppure Ellen deve razionare la carne, pensare ai menù per i diversi giorni della settimana e si trova impreparata al momento in cui arriva un ospite inatteso. Tuttavia, parla anche del sollievo di mettere in tavola ogni sera una cena calda, sostanziosa, dopo le limitazioni della guerra.

Quando la scena si sposta in Francia, a casa di Louise, si percepisce chiaramente il cambiamento di stato sociale, la differenza tra i ricchi North e i commercianti Lanier, librai e sempliciotti che portano ancora addosso i segni della guerra e non riescono a nascondere la soddisfazione per il piccolo benessere derivante dal proprio lavoro.
Dorothy Whipple dà il meglio si sé nello sguardo cinico di Louise che guarda sprezzante i propri genitori e la vita di provincia ad Amigny: fin dalla prima comparsa della ragazza, l'autrice riesce a conferirle i chiari segni dello snobismo, della superficialità più pericolosa e dell'ipocrisia, come se le tratteggiasse un ritratto accuratissimo che permette al lettore di vederla come se la avesse davanti mentre legge. Dall'atteggiamento ai pensieri, al modo di muoversi, ogni dettaglio che Whipple attribuisce a Louise è volto a suscitare sdegno, antipatia, addirittura una sottile soddisfazione quando qualcosa le va storto.

«Quando c'è l'amore non serve neppure il burro sul pane; quando non c'è, per farti venire a tavola è necessario un elaborato banchetto.»

Pubblicato per la prima volta nel 1953 - col titolo originale di Someone at the distance -, "Un lontano rumore di passi" focalizza l'attenzione sulla condizione femminile e sul destino delle donne, entrambi legati strettamente al matrimonio che facevano e all'uomo che le sceglieva. L'universo delle protagoniste femminili inizia e finisce nella famiglia, nel soddisfare ogni bisogno del marito e dei figli: la modernità di Dorothy Whipple, tuttavia, risiede nella consapevolezza che, a un certo punto, fa risvegliare nelle donne, nella forza che sa tirare fuori dai personaggi femminili più sottovalutati e abbandonati.

Nella magnifica operazione di recupero di autrici dimenticate, la casa editrice Astoria, di Whipple, ha già pubblicato "Le sorelle Field" e c'è da auspicare la prossima traduzione anche di altre sue opere.

Fin dalle prime pagine, sono stata piacevolmente sorpresa dall'attualità con cui la scrittrice parla di matrimonio e di seconde possibilità: le scintille di ironia, che in alcuni brani diventano comiche macchiette tanto sono accurate le descrizioni, hanno trovato felice riscontro nel fatto che sia stata spesso paragonata a una novella Jane Austen del '900.
Ho trovato di austeniana impronta Ellen, ad esempio, prima anti eroina, trincerata in uno sguardo benevolo sul mondo, forte della sicurezza data dalle spalle larghe del marito e dalla felicità familiare, e poi donna della nuova epoca, determinata a conquistarsi ancora quel briciolo di felicità che la vita può riservarle.

"Un lontano rumore di passi" è un album di famiglia, con foto del passato che pian piano sbiadiscono per fare spazio a nuovi scatti, dove magari ci sono degli spazi vuoti, come cicatrici, ma i cui colori sono più brillanti perché filtrati dalla lente della consapevolezza e della risolutezza a essere finalmente se stessi.


«Nella vita capitano momenti in cui anche la mossa più insignificante risulta pericolosa.»

[libro omaggio della casa editrice]

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