Post-letter di giugno


«Il mese di giugno si distese all'improvviso nel tempo, come un campo di papaveri.»
Pablo Neruda

Quante volte, nella vita, possiamo dire di esserci resi conto di vivere un momento assolutamente perfetto?
Spero tante, ma, per scaramanzia, forse è meglio non contarle.
Giugno lo aggiungo alla mia personale lista di momenti di pace, interiore ed esteriore, un attimo in cui i rumori si fermano e si sente tutto, dai pensieri nella testa agli uccelli che cinguettano sugli alberi.

Da anni, siamo abbonati alle piattaforme streaming ma la mia frequentazione subisce fortune alterne: ci sono stati momenti - leggi: anni - in cui non sono riuscita a guardare niente, non ho seguito nessuna serie, né visto nessun film. Pur avendo una lista piena da cui attingere - che a fare le liste ci vuole un attimo e io sono sempre disponibile -, niente mi ispirava talmente da dedicarmici e togliere un paio d'ore alla lettura.


A giugno ho deciso di lanciarmi e ho fatto bene. Ho passato ore piacevoli, ho scoperto serie e film che mi hanno intrattenuto e fatto riflettere e, ovviamente, ne ho aggiunti altri alla lista.
Sono felice di aver visto su Netflix le prime tre stagioni di "The Bold Type" basato su tre amiche millennial che lavorano nella redazione di una rivista femminile: oltre al fatto che per anni sono stata abbonata a Glamour Italia (che poi hanno soppresso qualche anno fa...), l'ambientazione a New York è stata un'attrazione troppo forte e non ho resistito.
Ho scoperto una serie ben strutturata, che tratta temi a volte difficili (congelamento degli ovuli, gestione delle risorse umane, pregiudizi femminili, politica, body shaming, black power...) e lo fa in una maniera molto intelligente, tanto che spesso mi sono trovata a ridiscuterne a fine puntata. Se ci aggiungete anche la direttrice che avrei sognato di avere in ogni giornale in cui ho scritto (interpretata dalla bellissima Melora Hardin), allora vi renderete conto di quanto abbia amato questa serie.
Su Premium Stories hanno già passato anche la quarta e la quinta stagione, ma me le sono perse. Spero che Netflix le integrerà presto.

Su Apple+, ho iniziato "Trying", una serie tv britannica che racconta la sfida di una coppia che prima cerca di concepire e poi tenta di adottare un bambino, con una sequela di difficoltà e situazioni a volte comiche. I toni sono dissacranti, per certi versi, ma cercano di ritrarre una realtà ben poco poetica, senza cicogne e pargoli sotto i cavoli: mi piace la luce di Londra, fredda e malmostosa, en pendant con l'umore dei protagonisti che, pian piano, devono ridimensionare il loro sogno, mi piace la praticità e la concretezza di Jason e Nikki e i loro dubbi sono i dubbi di tutti i neogenitori. Vorrei abbracciarli, a volte, e dir loro che andrà tutto bene, anche se so che in alcuni casi non è così.


È arrivato "Luca" su Disney+ ed è stato amore a prima vista.
La cosa strana, se devo dirla tutta, sono stati i commenti miei e di mio marito per spiegare a Giulia che sì, in Italia spesso si gira in vespa, che le trenette sono tipo linguine e che in quella zona d'Italia si mangiano col pesto, che le vecchine del paese capita che si riuniscano nella piazza, che... 
Insomma, mi sono sentita come se raccontassi a uno straniero l'Italia tramite una serie di stereotipi - molto belli e pittoreschi, per carità, ma sempre stereotipi -, e poi mi sono resa conto che effettivamente mia figlia è una straniera in Italia e che quindi deve imparare a conoscerla. Ma i colori e la storia di accettazione hanno messo tutti d'accordo, con tanto di sospiro finale.

Una piacevole scoperta è stato, infine, il film "Dancing Queen" approdato da poco su Netflix.
Dalla Svezia arriva una storia che esplora il mondo delle Drag Queen ed è una vera chicca. Il dietro le quinte accende i riflettori su storie di dolore e accoglienza, con l'accento sulla danza e sull'amicizia che non ha nessuna etichetta. Mi è piaciuto molto, nonostante l'evidente inesperienza di alcuni attori, ma Molly Nutley e Fredrik Quinones calamitano talmente l'attenzione da non aver bisogno di altro.

E i libri?
Ci sono anche quelli, non vi inquietate. Pochi, ma buoni.
"Le piccole libertà" di Lorenza Gentile è un feel good book da manuale: Parigi, libri, croissant e voglia di cambiare.
Ho letto in anteprima "Le vite nascoste dei colori" di Laura Imai Messina: non so ancora come parlare di questo libro, perché mi ha allargato e allagato il cuore, in più seguo l'autrice da tempo immemore e sono innamorata del suo modo di mostrare il Giappone. Un piccolo tesoro.

Dopodiché, notti insonni a scegliere il nuovo libro (lo so, sono esagerata, ma perché?! Voi come scegliete le vostre letture?! ).
Al che mi sono risolta a iniziare un libro completamente diverso dai due precedenti.
Mi dico: se ci avranno tratto una serie di grandissimo successo, un motivo ci sarà, no? E allora, chi sei tu per tenerlo lì nel Kindle senza dargli nemmeno una possibilità? Suvvia, sei conosciuta per essere una temeraria (ahahahahahah!).
Che vi devo dire, ho iniziato "Il Duca e io" di Julia Quinn, il primo volume della serie Bridgerton, come quando si entra in quei ristoranti di cui tutti parlano bene e tu sei scettico, e poi... ti siedi e mangi, con gusto anche!
L'ho finito in un paio di giorni e devo dire che è molto - ma mooolto! - più bello della serie (che pure ho visto): i personaggi risultano più profondi e meno antipatici della esangue Daphne Bridgerton e dell'altezzoso e presupponente Duca di Hastings sullo schermo. Ho già scaricato il secondo volume, "Il visconte che mi amava", e adesso provate a fermarmi.

Che altro volevo dirvi?
Ah sì, prima dose di vaccino: male al braccio e stanchezza, ma superata. Adesso manca poco alla seconda e incrocio le dita.

Credo di non avervi mai raccontato tante cose e se vi sembra un post-letter lungo, leggetelo a puntate, luglio ha tanti giorni.

Ci vediamo presto.
Buona lettura!

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