Post-letter di dicembre (Christmas edition)


«Scrivi sul tuo cuore che ogni giorno è il giorno più bello dell'anno.»
Ralpho Waldo Emerson

Dove sono andati a finire i giorni?

Eppure erano 365 da vivere e sono volati.

Arrivati a questo momento dell'anno, sono sempre divisa tra la voglia di non trarre conclusioni e il desiderio di capire cosa ho fatto dei giorni che sono sembrati svanire in uno schiocco di dita.
Quest'anno è stato non meno difficile del precedente, sotto molti aspetti, ma almeno sono tornata in Italia, ho riabbracciato la mia famiglia, ho respirato l'aria di mare.
Poteva andare peggio, devo riconoscerlo e, per questo, voglio festeggiare le gioie e le vittorie che pure sono arrivate.

Ci sono stati giorni di sole, baci, brindisi, risate, abbracci.

Ho amato e sono stata amata, solo questo ricordo.


Questa, però, è una post-letter, anche se in versione natalizia, speciale e sbrilluccicosa.
Quindi, come tutte le post-letter di quest'anno, ecco cosa ho letto e visto nel mese di dicembre.

A parte essere stata risucchiata dal vortice dei film natalizi - ma come resistere?! - abbiamo visto "Red Notice", film strapubblicizzato da Netflix (ad oggi è il film più visto di sempre sulla piattaforma) con Dwayne Johnson, Ryan Reynolds e Gal Gadot. Devo dirlo: non è niente di particolarmente elaborato, ma non posso farci niente, io adoro i film così e, se dovesse esserci un secondo capitolo, lo vedrò lo stesso perché so che, nonostante la trama deboluccia, passerò un'oretta senza pensare a nient'altro.

Di tutt'altra caratura è il film di Paolo Sorrentino, "È stata la mano di Dio": è una storia che richiede molta attenzione, tanto che, mentre guardate le immagini scorrere sullo schermo, dovete tenere a bada ricordi, richiami, fotografie che avete trovato negli album di famiglia, racconti che si tramandano di bocca in bocca da quasi un secolo. Ogni scorcio mi è familiare, ogni riverbero di luce sul mare è un graffio indelebile sul cuore. Le emozioni suscitate da questo film di Sorrentino durano più del film, ve lo assicuro.


L'anno scorso Edoardo De Angelis ha riportato in televisione Eduardo De Filippo con "Natale in Casa Cupiello" e pare aver innescato una tradizione che è continuata anche quest'anno con altre due opere del genio napoletano, "Sabato domenica e lunedì" e "Non ti pago": sarebbe inutile fare qualsiasi paragone (a che servirebbe?), ma quanto mi sono goduta le battute di Eduardo sentite finalmente da voce viva e non solamente lette nei libri che ne raccolgono le opere!
Solo questo mi è importato, perché, benché i social siano affollati di presunti critici teatrali, io sono abbastanza onesta da riconoscere di non poter giudicare coscientemente né la rilettura del regista né le capacità attoriali degli interpreti. Solo le parole di Eduardo sono importanti e quelle c'erano.

E i libri?

Non voglio contare i libri che ho letto durante l'anno, pur avendo mantenuto una lista - altrimenti la mia testa fa acqua e addio! - ma sono quasi pienamente soddisfatta dei percorsi di lettura che ho portato avanti in questi dodici mesi. Il quasi è fisiologico, diciamo, perché rispetto ai libri che ancora voglio leggere, mi pare di aver solo leggermente intaccato la mia infinita lista, ma sono fiduciosa.
A dicembre mi sono dedicata a storie belle, natalizie e non, di quelle che fanno versare sempre qualche lacrima, da Matteo Bussola con "Il tempo di tornare a casa" a "Le mie cene con Edward" di Isabel Vincent, passando per la favola ironica "I fratelli Kristmas" di Giacomo Papi e "La felicità sulla porta di casa" di Jason F. Wright. Bei libri pieni di bei sentimenti.


È la fine dell'anno e tradizione vorrebbe che io mi impegnassi a fissare degli obiettivi per i prossimi dodici mesi, ma l'esperienza mi ha insegnato.
Non voglio definirli buoni propositi, non lo sono. Per me significa solo mettere nero su bianco, dopo tanto tempo, i desideri di una lettrice che porta addosso sempre la sua passione.

Ho voglia di libri belli, grandi, immensi negli universi che raccontano.
Ho bisogno di frasi cesellate, tagliate col bisturi, rifinite come ricami antichi.
Ho bisogno di storie che mi facciano uscire dalla realtà e rientrarci più ricca, col cuore più grande, con pensieri più luminosi.
Ho voglia del tempo di aprire un librone che mi faceva paura e poi, pagina dopo pagina, scoprirlo amico, riconoscermi tra la sua carta e inchiostro, riconoscermi anche in quella paura per l'ignoto che i libri grossi mi incutono.
Ho voglia di bellezza.

E questo vi auguro, la capacità di riconoscere la bellezza, nei libri e fuori.

Buon anno e buone letture, sempre!


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