Recensione: Fuga dal Natale di John Grisham

 


«Come sarebbe stato bello evitare il Natale, cominciò a pensare. Uno schiocco delle dita ed è il due gennaio. Niente albero, niente compere, niente regali inutili, niente mance, niente confusione e impacchettamenti, niente traffico e folle, niente torte di frutta, niente liquori e prosciutti di cui nessuno aveva bisogno, niente Rudolph e Frosty, niente festicciole in ufficio, niente spreco di soldi. Il suo elenco si allungò. Si abbarbicò al volante, ora sorridendo, attendendo il calore all'altezza dei piedi, sognando dolcemente la fuga.»

Lamentarsi del Natale è una tradizione che, da fine ottobre al 25 dicembre, sembra si debba rispettare: sui social e anche per strada, si trovano sempre più adepti al culto del "maiunagioia" e che, quindi, devono trovare qualcosa di sbagliato anche nell'unico periodo dell'anno universalmente riconosciuto come pieno di gioia, d'amore e di canti da spaccare (felicemente?!) le orecchie.

Tuttavia, riconosco che ci sono mille e più ragioni per cui uno potrebbe voler evitare il Natale, non ultimo lo sfrenato consumismo che ci investe in questo particolare momento, ma come sarebbe davvero saltare a pie' pari il 25 dicembre?

«Non facciamo il Natale. Risparmiamo i soldi, e una volta tanto li spendiamo per noi stessi. Non un centesimo per cibo che non mangeremo, indumenti che non indosseremo o regali di cui nessuno ha bisogno. Non un maledetto centesimo. È un boicottaggio, Nora, un totale boicottaggio del Natale.»

Se lo chiede anche Luther Krank, il protagonista di "Fuga dal Natale" di John Grisham [Mondadori], quando, pochi giorni prima di Natale, lui e la moglie Nora accompagnano l'unica figlia, Blair, all'aeroporto in partenza per una missione umanitaria in Perù. Ha senso festeggiare senza di lei? Vale la pena spendere oltre 6 mila dollari - come l'anno precedente - per offrire cena, festa e regali ad amici e colleghi? Non sarebbe più bello dedicarsi a sé stessi, finalmente?

Il pensiero inizia a farsi strada nella testa di Luther fino a quando, girandolo e rivoltandolo da tutti i lati, non riesce a trovarci niente di male, così propone a Nora di lasciar perdere pacchi regali e prosciutti al forno, e di partire per quella tanto desiderata vacanza ai Caraibi. Nora è riluttante, in un primo momento, poi la mancanza della figlia e la frenesia nei negozi la spingono verso quella che inizia a diventare sempre più una paradisiaca alternativa al turbinio del Natale.

Tutto sembra essere pronto, ma se anche fosse possibile fuggire dal Natale, è possibile far fuggire il Natale da noi?
Pian piano i Krank si rendono conto che attorno a loro si stringe sempre di più il cerchio dei preparativi, anche se le provano tutte per sfuggirgli, dando vita a una divertente sciarada di sotterfugi, imprevisti, incidenti che dall'ironia si tuffano nel comico - anche un po' black humour - e lì restano a sguazzare, fino all'epilogo che sa di favola di Natale moderna.

"Fuga dal Natale" è un libro del 2001 che, a vent'anni di distanza, sa ancora strappare un sorriso e una riflessione. 
Se poi avete visto anche la trasposizione cinematografica con Tim Allen e Jamie Lee Curtis, saprete esattamente che sullo schermo ci saranno le descrizioni di Grisham, tuttavia il suo sguardo, il sarcasmo, l'acuto senso del ridicolo con cui tratteggia le abitudini di tutti noi, quelli sono ravvisabili solo nelle sue parole scritte, che vi consiglio di leggere uno di questi giorni, prima di essere travolti definitivamente dal Natale. E, se siete scettici su questa ricorrenza, chissà che non ve lo facciano rivalutare.


«Erano le donne a gestire il Natale, non gli uomini. Erano loro a fare gli acquisti, a decorare, a cucinare, a organizzare le feste, spedire biglietti e a logorarsi per cose che agli uomini non venivano mai nemmeno in mente. Perché, le sarebbe piaciuto sapere, Luther era così voglioso di schivare Natale quando ci metteva così poco di suo?»

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