Recensione: La cucina inglese di Miss Eliza di Annabel Abbs


«Non farò la cuoca. Scriverò un libro di cucina. È un'attività del tutto decorosa.»

Quando mi sono trovata sotto gli occhi il titolo "La cucina inglese di Miss Eliza" di Annabel Abbs [Einaudi] ho pensato a un libro che parlasse di signore e signorine inglesi che si dilettavano tra ricette e delizie, immerse nei pettegolezzi della seconda metà dell'800. Di Eliza Acton sapevo poco, in seguito ho scoperto che aveva scritto uno dei manuali che hanno gettato le basi della cucina inglese moderna, Modern Cookery for Private Families.

Quando ho iniziato a leggere, poi, ho capito di avere tra le mani una storia grande, che va oltre la trama raccontata e che, a ben pensarci, allunga le sue ramificazioni fino ai giorni nostri. E non parlo delle ricette della tradizione inglese, benché le modifiche culinarie di Eliza possano essere ancora interessanti.

Nel 1835, Eliza Acton ottiene un appuntamento col prestigioso editore Longman di Londra per proporgli la sua raccolta di poesie. Quando si presenta, si trova davanti un uomo indaffarato e oberato di scartoffie che appena la vede le consiglia di dimenticare la poesia che "non si addice alle donne" e di scrivere, invece, un libro di ricette. Quelli, sì, che vendono bene tra le signore dell'alta società e sono un progetto di tutto rispetto per una signorina ben educata.

Eliza torna a casa, a Ipswich, decisa a non rinunciare a sé stessa, alla passione che riversa nella poesia, per nulla al mondo, ma pochi giorni dopo il destino decide per lei: il padre dichiara bancarotta ed è costretto a fuggire in Francia inseguito dai creditori, lei e la madre prendono in affitto una casa a Tonbridge e la trasformano in una pensione, perdendo tutti i loro beni.
Costretta dalle esigenze, prende posto in cucina e, insieme alla sguattera Ann Kirby, inizia ad apportare modifiche alle ricette che legge nei vecchi libri di cucina che si è procurata. A quel punto, le parole di Mr Longman le tornano alla memoria: perché non scrivere un libro di ricette?
Cosa avrebbe di diverso la sua raccolta rispetto ad altre più rinomate? Semplice: Eliza vuole che il suo libro sia comprensibile, semplice, adatto alle donne che sono in cucina come a quelle che siedono in salotto, e non è detto che nelle descrizioni non possa essere inserita un po' di poesia.

Annabel Abbs ci regala un racconto a due voci - oltre a quella di Eliza, ascoltiamo i pensieri di Ann - che, per quanto diverse, si armonizzano in un canto accorato. Per quanto Miss Eliza sia stata istruita, e abbia istruito a sua volta delle signorine della buona società, spesso il suo sentire è perfettamente allineato a quello dell'apparentemente ignorante Ann: entrambe le donne sanno leggere e scrivere - questo segreto è legato alla famiglia di Ann -, ma la società riconosce loro un diverso ruolo.
Eppure le due donne si muovono in perfetto sincrono, in cucina e fuori: Eliza cerca di dare una mano ad Ann e Ann impara da lei l'atteggiamento deciso e mai prono di fronte ai tiri mancini del destino.

Improvvisamente una storia di donne in cucina diventa una storia di volontà, emancipazione e sviluppo di una forte consapevolezza di sé e del proprio valore: Eliza avrà ben presente che la sua vita non potrà mai rientrare in quei binari tanto auspicati per una signorina del suo rango e Ann sarà sempre più conscia del proprio valore, sia in cucina che nella società.

Due voci che non vogliono sussurrare il proprio dissenso, due voci che nemmeno il pugno del destino riesce a zittire. Due donne che sono al di sopra dei pregiudizi della loro epoca e fanno di tutto per scardinarli, partendo da quello che portano in tavola, fino ai discorsi nei salotti con altre donne libere.

"La cucina di Miss Eliza" è un libro che mi ha colpito per la forza gentile con cui esprime concetti forti e presenta situazioni drammatiche. La forza della scrittura di Annabel Abbs, secondo me, risiede proprio in quel modo cesellato di raccontare storie che, altrimenti, sarebbero molto meste.

Questo libro di donne - perché di questo si tratta, più di tutto - mi ha fatto bene.

«Perché dovrei aggirarmi furtiva sotto mentite spoglie? Perché dovrei cancellare me stessa? «Eliza Acton», dico ad alta voce. E in segno di conferma i fringuelli si lanciano in un coro: «Io sono... io sono... io sono».


[libro omaggio della casa editrice]

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