Recensione: Galatea di Madeline Miller


«Sentivo che mi scrutava, che ammirava la sua opera. Non era così che mi aveva scolpita, ma si immaginava nell'atto di farlo. Una bella statua: la Supplice.»

Credere che un mito millenario non possa parlarci anche oggi, è quanto meno un pensiero ingenuo.
Ce lo ha dimostrato la grande fioritura di riscritture dei miti a cui abbiamo assistito negli ultimi anni con vario successo ma, per la maggior parte, con grande gradimento da parte dei lettori.
Il mito ha ancora posto nella narrativa contemporanea?

Dopo aver letto "Galatea" di Madeline Miller [Sonzogno] ho avuto la conferma: un mito può declinarsi perfettamente secondo il paradigma moderno, senza perdere la tragicità delle origini.
La versione italiana è stata illustrata da Ambra Garlaschelli che ha aggiunto drammaticità al racconto, con mille sfumature e linee intrecciata, ferite di inchiostro che graffiano la pagina come sanno fare le parole di Miller.
Del resto, dopo i successi de "La canzone di Achille" e "Circe" la sua penna ci dà la sicurezza di immergerci, ogni volta, in una lettura piena di emozioni.

«Il punto è che mio marito non si aspettava che parlassi, credo. Non lo biasimo affatto per questo, dato che mi aveva conosciuta solo come statua, pura e bella e arrendevole alla sua arte.»

Cosa racconta il mito: Galatea è il nome che lo scultore Pigmalione dà alla bellissima statua di una ragazza. Pigmalione era convinto che nessuna donna in carne e ossa potesse essere perfetta per lui, così scolpì una fanciulla perfetta che, grazie ad Afrodite, prese vita e diventò la sua amata sposa.

Cosa racconta il libro di Madeline Miller: Galatea è una donna che ha vissuto per compiacere il marito Pigmalione in ogni suo desiderio, fin quando lui non si è stancato e l'ha rinchiusa, tenendole lontana la figlia Pafo. Con le grazie fornite dalla dea Afrodite, Galatea gode nel sedurre il marito, manipolandolo con la sua avvenenza, ma quando si rende conto che la figlia Pafo potrebbe essere in pericolo sotto la rigida volontà paterna, inizia a tessere un piano per ribellarsi e liberarsi una volta per tutte.

La Galatea che ci presenta Miller è una donna considerata pazza perché accenna al fatto di essere stata una statua. È una donna che ha ben presente la sua vita ed è consapevole che non può continuare a vivere così, separata da sua figlia, repressa nell'istinto materno. È una donna soggiogata ma conscia della sua forza e fiduciosa nella fede in sé stessa e nella dea che le ha dato la vita.

Miller, in poche pagine, ci rende partecipi di un dramma claustrofobico - reso perfettamente dalle illustrazioni poetiche di Garlaschelli - che ha i toni cupi di un sopruso, della violenza del desiderio di un uomo che umilia e schiaccia ogni volontà di una donna.
Quella che il mito ci racconta come una storia d'amore, guardata da un diverso punto di vista, diventa una storia di sopraffazione e ribellione.
Quando Galatea aprirà gli occhi e si renderà conto di essere solo una statua come le altre, che il suo calore non la rende speciale, ma solo più umana agli occhi del marito che è sempre alla ricerca della perfezione, solo allora avrà ben chiaro quale risoluzione perseguire per la libertà.

"Galatea" di Madeline Miller è un volumetto prezioso, un piccolo tesoro che suscita brividi e commozione anche grazie al potente ipertesto lirico delle immagini.
Il mito acquista profondità attingendo a piene mani dalla triste attualità e, da entrambi, scaturiscono dolorose riflessioni.

«Naturalmente, quando mi bramava viva era quello il suo desiderio, ma più che viva mi voleva tiepida, quel tanto che bastava per potermi scopare. Tuttavia, mi pare sciocco che non avesse riflettuto a fondo su come mi sarebbe stato impossibile vivere e al contempo conservarmi statua.»


[libro omaggio della casa editrice]

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